Dalle comunali di maggio (con l’appendice del ballottaggio dell’8 e 9 giugno) alle regionali d’autunno è un attimo: il centrodestra cincischia nella scelta dei candidati governatori (in Puglia è ancora in fase di riflessione) e così non fa tesoro della scoppola rimediata a Genova, città ben amministrata dal sindaco uscente Marco Bucci (poi diventato presidente della Liguria) e ora «regalata» senza nemmeno il secondo turno al campo progressista.
Questo monito è stato espresso dal sottosegretario leghista Edoardo Rixi, che mette in risalto i rischi di una debacle nelle regionali, anche per gli effetti sulle prossime politiche (con tutti i seggi di colpo alla portata dei candidati del campo largo). Il ragionamento del politico ligure: «Non era prevedibile lo schema innovativo messo in campo dal centrosinistra nel capoluogo ligure. Se il Pd capisce che quel modello funziona anche fuori da Genova, tutto diventa contendibile, dalle prossime Regionali fino alle Politiche». A cosa si riferisce? «A un’alleanza larga con una candidatura della società civile che non ha nulla a che fare con i soliti volti della sinistra, che a Genova aveva persino qualche aderenza con ambienti di centrodestra e mostrava un profilo più vicino a Renzi». Da qui l’accensione di un alert per gli alleati: «Non so se il rischio sia di 4 a 1 - spiega pensando alle prossime regionali nelle Marche, Toscana, Puglia, Veneto e Campania- ma se non ci impegniamo possiamo anche perderle tutte. Quando non ci si mette più in discussione, arrivano i problemi. Stare al governo porta un po’ a questo: Roma è autoreferenziale, e si ascoltano meno i territori».
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