BARI - Il prefetto di Bari chiuderà a breve l’istruttoria che riguarda il Nucleo di vigilanza ambientale della Regione, la «polizia» voluta dalla giunta di Michele Emiliano che - secondo un parere del Viminale - sarebbe illegale, perché la possibilità di avere corpi di polizie locali è concessa dalla legge soltanto a Comuni e Province.
Il caso è stato ieri al centro di una audizione delle commissioni Bilancio e Ambiente del Consiglio regionale, aggiornata a lunedì della prossima settimana anche per via di un malfunzionamento dei sistemi tecnologici dell’Aula. La responsabile del Nucleo, Rocca Anna Ettorre, che firma i suoi atti come «dirigente generale», avrebbe voluto mostrare ai consiglieri una clip sull’attività dei 43 addetti alla vigilanza contro gli abbandoni di rifiuti. Attività che però secondo il prefetto di Bari non sarebbe consentita, così come è illegale l’utilizzo dei gradi militari sulle divise dei dipendenti della Regione.
L’audizione era incentrata in realtà su un disegno di legge predisposto dalla giunta per definire la destinazione dei proventi delle multe elevate dal Nucleo (circa 7.500 euro l’anno), ma si è spostata sul contenuto delle note della prefettura e del parere del ministero dell’Interno. La questione è delicatissima, e infatti il governatore Michele Emiliano l’ha affidata al dirigente del gabinetto, Roberto Venneri, e al capo dell’Avvocatura, Rossana Lanza, che la scorsa settimana hanno incontrato il prefetto per cercare una soluzione.
«La nostra attività è stata autorizzata da nove diverse leggi regionali - ha spiegato la “comandante” Ettorre -, i precedenti governi nazionali erano favorevoli ma ora hanno cambiato opinione. I sequestri? Li abbiamo fatti sulla base di deleghe attribuite dalle varie Procure pugliesi».
Il problema serio è che non si può, e la Prefettura di Bari lo ha scritto chiaramente. E questo perché la qualifica di pubblica sicurezza (che consente anche di portare le armi) può essere attribuita soltanto a personale in servizio nei Comuni e nelle Province: l’intervento del prefetto di Bari nasce proprio a seguito della richiesta di rilascio della qualifica di agente di pubblica sicurezza a cinque dipendenti (tra cui la stessa dirigente). Nel Nucleo sono stati assorbiti una ventina di ex agenti delle Polizie provinciali all’indomani della soppressione degli enti territoriali con la legge Delrio: hanno mantenuto la qualifica (che avrebbero dovuto perdere) e continuano a fare attività di polizia, comprese le multe per violazione al Codice della Strada (in cui ricade anche l’abbandono di rifiuti) che non possono fare. In più i dipendenti della Regione non possono avere la qualifica di agente di polizia giudiziaria, perché non è previsto dalla legge. Eppure per il Nucleo, lanciato in grande stile nel 2023 dall’allora assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, vengono impegnati 500mila euro l’anno, soldi spesi anche per l’acquisto delle dotazioni e il noleggio delle auto. E in cui rientra anche una consulenza fantasma di cui non si trova traccia.
Sulla vicenda è intervenuto ieri il consigliere Luigi Caroli di Fratelli d’Italia. «Nessuno mette in discussione il lavoro svolto dal Nucleo di Vigilanza - ha detto - ma è in ballo il rispetto delle leggi che, a quanto pare, anche la Prefettura ha sollevato. Una chiarezza indispensabile per non trovarci di fronte ad azioni compiute senza l’adeguata competenza normativa». Caroli ha dunque chiesto di ascoltare anche l’assessore all’Ambiente, Serena Triggiani, e il capo dipartimento Roberto Garofoli. Caroli ha fatto notare che la legge regionale 37/2015, modificata nel 2016 su richiesta del governo, prevede che il personale passato dalle polizie provinciali alla Regione «perde» la qualifica di polizia. E che invece nel 2019 è stato redatto un regolamento «che in totale difformità con la legge regionale riassegna le funzioni di polizia». Sulla stessa linea anche Antonio Tutolo (gruppo Misto), che ha chiesto di conoscere quale sia stata l’attività svolta fino a oggi dal Nucleo.