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Puglia, le tangenti della Protezione civile «mercinomio per fini privati»

 
Redazione online

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Gli atti non c’entrano: la lentezza della giustizia è questione di mentalità

E’ quanto si legge nell’atto di costituzione di parte civile della Regione Puglia nel processo in cui sono imputati Mario Lerario, Antonio Mercurio e l’imprenditore Antonio Illuzzi

Lunedì 23 Ottobre 2023, 18:37

BARI - Mario Lerario e Antonio Mercurio, rispettivamente ex dirigente della protezione civile pugliese ed ex funzionario regionale accusati di abuso d’ufficio e, insieme all’imprenditore Antonio Illuzzi, di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, «non hanno esitato a fare mercimonio dell’ufficio pubblico da loro rivestito per fini privati». E’ quanto si legge nell’atto di costituzione di parte civile della Regione Puglia nel processo in cui i tre sono imputati. Nell’atto si evidenzia come si sarebbe causato un danno d’immagine che «riviene da uno stile di vita politico-amministrativo che confonde pubblico e privato; da un nocumento dell’aspettativa di imparzialità delle istituzioni che devono essere «improntati ai principi della collaborazione e della buona fede».

Secondo l’accusa, in tre anni Lerario avrebbe assegnato all’impresa di Illuzzi appalti per oltre 2 milioni di euro a fronte del pagamento di due tangenti dal valore complessivo di 35mila euro. Mercurio è coinvolto come responsabile unico del procedimento nell’ambito delle procedure di affidamento.

Illuzzi, si legge, «con la sua condotta ha pregiudicato il bene giuridico del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione, in quanto ha indotto i pubblici ufficiali al fatto corruttivo per fini di lucro». La Regione Puglia, quindi, «rivendica il diritto a vedere risarcito in primo luogo il danno patrimoniale», pari "all’importo delle procedure illegittimamente affidate», cioè più di due milioni di euro. La Regione chiede anche il risarcimento del danno morale e all’immagine, «rappresentato dal rilevante discredito che tali episodi hanno provocato nell’opinione pubblica». La vicenda «di cui gli imputati si sono resi responsabili», scrive l’avvocato Rita Biancofiore, «ingenera un grave calo di fiducia e una perdita di prestigio dell’istituzione pubblica dinanzi ai cittadini che assistono a un tale sperpero di risorse pubbliche».

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