BARI - Entro ieri le Asl pugliesi avrebbero dovuto concludere le verifiche propedeutiche al rilascio degli accreditamenti definitivi delle Rsa e dei centri diurni. Lo prevedeva una delibera adottata dalla giunta a maggio, che fissava il 31 agosto come termine perentorio delle attività iniziate (sulla carta) nel 2019. Ma naturalmente la conclusione è ancora lontana, con casi particolari (come la Asl di Brindisi) dove non è nemmeno cominciata.
Ed è per questo che l’assessore alla Salute, Rocco Palese, sta lavorando a una nuova proroga di altri 60 giorni. «Non possiamo fare altro che prendere atto dei ritardi - dice Palese - augurandoci che spostare il termine a fine ottobre sia sufficiente a concludere il lavoro. Il sociosanitario rappresenta una enorme emergenza, e in alcuni casi la situazione è ingestibile. I Dipartimenti di prevenzione sono al lavoro sulle verifiche, mi risulta che Bari sia ormai quasi al traguardo. Sul caso di Brindisi mi riservo di fare un approfondimento specifico per capire il motivo dei ritardi».
In Puglia ci sono 359 strutture private che si occupano di anziani e disabili. Nel 2019 la Regione ha adottato un regolamento per il riordino dei requisiti (la dotazione del personale, di attrezzature, di spazi) prevedendo l’obbligo di verificare tutte le strutture al fine del rilascio delle autorizzazioni (il titolo che consente l’apertura) e degli accreditamenti (che permette di lavorare per il servizio sanitario nazionale). A maggio una relazione degli uffici ha fornito i dati delle verifiche fino a settembre: erano state effettuate 212 ispezioni su 359 relative all’autorizzazione, e 88 su 251 per il rilascio dell’accreditamento.
La relazione è stata mandata alle Procure pugliesi per via dell’elevatissimo tasso di non conformità (il 78% delle strutture verificate non è in regola), anche se nella stragrande maggioranza di casi si tratta di irregolarità sanabili per le quali, proprio a cavallo di Ferragosto, il dipartimento Salute della Regione ha cominciato a inviare diffide con la richiesta di adeguarsi: si tratta sempre di incrementare il numero di dipendenti (quasi sempre di infermieri) al numero di posti autorizzati.
A giugno la commissione Salute del Consiglio regionale ha convocato i direttori dei Dipartimenti di prevenzione, e l’ex assessore Pierluigi Lopalco ha minimizzato l’allarme contenuto nella relazione spiegando che le verifiche nel frattempo sono andate avanti. Ma alla prova dei fatti, per quanto il numero di controlli sembrerebbe effettivamente cresciuto, il risultato resta deludente.
In quattro anni infatti sono state rilasciate appena 17 autorizzazioni e 41 accreditamenti definitivi. Gli uffici del dipartimento Salute della Regione hanno spiegato, nero su bianco, che «i termini per la conclusione dei procedimenti si stanno dilatando nei mesi a causa delle costanti e gravi carenze nello standard organizzativo che si riscontrano nei confronti della maggior parte delle strutture, carenze rilevate anche se è stato rilasciato parere favorevole sul possesso dei requisiti da parte dei Dipartimenti di prevenzione». E questo da un lato genera contenzioso amministrativo (perché le strutture impugnano davanti al Tar i provvedimenti di revoca delle autorizzazioni), da un altro continua a non fornire garanzie sulla qualità dell’assistenza: i criteri di accreditamento, infatti, servono in primis a fare in modo che anziani e disabili siano seguiti in maniera corretta. La prossima settimana l’assessore Palese dovrebbe convocare i direttori delle Asl (che ieri hanno fatto una riunione sui piani assunzionali) per fare un punto sui controlli nelle Rsa, ma anche per invitare ancora una volta i Dipartimenti di prevenzione a uniformare i criteri per il rilascio dei pareri: caos che genera altro caos.