Claudio Stefanazzi, deputati del Pd, quali i temi della protesta del partito di Elly Schlein sul caso dei progetti dei Comuni legati al Pnrr in Puglia?
«C’è incertezza non solo in Puglia, ma in tutta Italia. Il governo ha annunciato il definanziamento di alcuni assi tematici del Pnrr, inviando a Bruxelles la relativa comunicazione. A questi assi corrispondono progetti che i comuni hanno presentato negli ultimi due anni».
Di che numeri parliamo?
«Per la Puglia abbiamo fatto un lavoro certosino monitorando sulle due piattaforme istituzionali i progetti legati ai comuni pugliesi: sono emersi miliardi di euro di finanziamenti tagliati e circa 1500 progetti non più coperti dalle risorse del Pnrr».
Fdi sostiene che la dizione “definanziamento” non sia calzante per le azioni dell’esecutivo…
«Ma il termine lo ha usato il ministro Raffaele Fitto nel report inviato alla Commissione e la stessa tesi espressa dall’ufficio studi della Camera e del Senato nel dossier sul Pnrr a pagina 24. Quel documento è un atto tecnico. Fitto postula che questi progetti andavano definanziati perché secondo lui la tempistica non poteva rispondere alle scadenze previste dal Pnrr».
Come stanno le cose?
«Francesco Zaccaria, sindaco di Fasano, ha specificato che l’assunto che fotografa i comuni in ritardo sul Pnrr non è reale. Da qui la considerazione: o le due piattaforme, Regis e Opencup, non sono aggiornate o il ministero del Pnrr non ha fatto una analisi dettagliata sullo stato dell’arte. Ci sono decine di amministrazioni che hanno completato le procedure, fatto i bandi di gara e addirittura avviato i lavori, attraverso spesso anticipazioni di cassa».
La controproposta del Pd?
«Chiediamo chiarezza al ministro Fitto sul Pnrr perché spieghi a tutti al Paese e ai municipi quali sono le fonti alternative di finanziamento per i progetti stralciati, visto che il servizio studi registra che non sono state ancora indicate. Quei progetti avevano una copertura derivante da una voce all’interno del bilancio dello Stato, occorre urgentemente individuarne un’altra».
Alcun progetti municipali sono però molto poco in linea con una visione di «ripresa e resilienza»…
«Ma Fitto non ha contestato l’oggetto delle realizzazioni. Ha detto che non si possono fare. Certo, sul contenuto ne possiamo discutere. I progetti legati al rischio idrogeologico o gli interventi sociali possiamo non considerarli determinanti?».
Cosa possono fare i Comuni che hanno avviato l’iter per i fondi Pnrr?
«Auspico che chiedano al ministero chiarezza. In realtà molte amministrazioni, vanno avanti: faranno i bandi, inizieranno i lavori e poi potrebbe non esserci copertura. Questa vicenda comporta un rischio di perdita di credibilità per l’Italia e un rischio erariale per le amministrazioni pubbliche».
Può venire in soccorso il Fondo di sviluppo e coesione?
«Se Fitto pensa di utilizzare quelle risorse, sbagia strada».
Sul Fsc la polemica di Emiliano con Fitto è rovente.
«Il ministro ha specificato che vanno destinati a investimenti e non per spesa corrente. E mi chiedo: come pagheranno i Comuni gli stipendi delle professionalità assunte per avviare il Pnrr? Ecco temiamo che per la prima volta il Fsc possa essere stravolto, non rispettando più il parametro 80 e 20 per sopperire al definanziamento di progetti del Nord, danneggiando così il Sud».