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Missione Libia per il 7° bersaglieri della Pinerolo
In terra d'Africa c'è anche il profumo di storia

 
Gaetano Campione

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Gaetano Campione

Missione Libia per il 7° bersaglieri della PineroloIn terra d'Africa c'è anche il profumo di storia

Proteggeranno l'ospedale da campo italiano di Misurata e addestreranno le forze di sicurezza locali

Mercoledì 30 Gennaio 2019, 17:08

Si riparte. Questa volta, dopo la Lettonia, la Brigata Pinerolo va Libia. Sei mesi di missione per i bersaglieri del 7° reggimento di Altamura che saranno schierati a Misurata con un duplice scopo: proteggere l’ospedale da campo con 30 posti letto dove i medici italiani curano i combattenti e i civili libici feriti durante i combattimenti nell’area della Sirte e formare le milizie fedeli al governo perché la sicurezza del Mediterraneo non può fare a meno di una Libia unita, stabile e pacificata.
La missione bilaterale di assistenza e supporto (Miasit) parla sempre più pugliese. Anche perché sono già attivi sul campo istruttori e consiglieri militari del 2° reggimento San Marco .
Per la Brigata Pinerolo, l’unica grande unità digitalizzata dell’Esercito italiano, si tratta di un ulteriore riconoscimento in termini di capacità e professionalità. Basti pensare che recentemente la Brigata è stata l’unica ad avere in teatri operativi fuori area ben quattro aliquote rischierate contemporaneamente. Un risultato reso possibile anche grazie al progetto “Soldato futuro” che ha consentito ai reparti di testare gli ultimi ritrovati tecnologici, in termini di mezzi ed equipaggiamenti, dell’industria nazionale. Un salto di qualità senza precedenti.
Perché la Libia? Innanzitutto perché gli interventi in Africa (cinque le missioni operative) consentono di riflesso di incrementare la sicurezza del nostro Paese, legata al contrasto del terrorismo, dei traffici illeciti e dell’immigrazione clandestina, Nella regione del Sahel, ad esempio, il controllo delle frontiere e dei territori è molto aleatorio, Si creano zone grigie in grado di cementare gli interessi delle organizzazioni criminali e terroristiche con il disagio sociale ed economico.  Poi, c’è un legame storico che nel bene e nel male lega l’altra sponda del Mediterraneo col Belpaese tricolore. Infine, non bisogna dimenticare il controllo del petrolio e del gas, elemento chiave nel rafforzamento della partnership politico-militare con la Libia: l’Eni è il principale produttore internazionale di idrocarburi con 280mila barili di petrolio al giorno. 

Per il 7° reggimento bersaglieri, la missione in Libia ha anche un intenso profumo storico. Infatti il reparto, durante la Seconda guerra mondiale, fu impegnato in terra d’Africa, nelle battaglie più cruente del conflitto, da Tobruk a El Alamein. In ricordo del 7° reggimento, sulla via che porta ad Alessadria d’Egitto, c’è il famoso cippo con la scritta: “Mancò la fortuna non il valore”. E a sottolineare il contrubuto delle “fiamme cremisi”, restano due frasi. La prima è del fedelmaresciallo Rommel: “Il soldato tedesco ha stupito il mondo; il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”. La seconda, dellos torico inglese della campagna d’Africa Theodoro Moller: “Nessun soldato al mondo è mai riuscito e mai riuscirà a fare quello che i bersaglieri hanno fatto. Fantasmi sembravano nel apssare al contrattacco. Senza mezzi, con le loro sole mani ed un pezzo di baionetta, ci hanno respinto. Questa è la verità. Noi con i carri armati che ci coprivano, loro allo scoperto e ci hanno respinti. Se avessero avuto i nostri mezzi, ci avrebbero rivoltato come guanti”.
 

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