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Il parere dell'esperta: «Attenzione a lavoro nero e sottoccupazione»

 
Redazione Primo Piano

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Il parere dell'esperta: «Attenzione a lavoro nero e sottoccupazione»

Angela Stefania Bergantino risponde sui dati del Ministero delle Finanze sui redditi degli italiani nel 2022

Venerdì 26 Aprile 2024, 13:35

Professoressa Bergantino, cosa ci dicono questi dati del Ministero delle Finanze sui redditi degli italiani nel 2022?

«Ci confermano che la considerevole crescita del Prodotto Interno Lordo che ha avuto luogo nel 2021 e 2022 (+7,7% e +3,7%), dovuta al rimbalzo dell’economia dopo la pandemia e ai grandi investimenti pubblici, non ha dato luogo ad alcun riequilibrio tra Nord e Sud. È cresciuta di più l’Italia che già stava meglio».

E la Puglia?

«Anche qui i dati non fanno che confermare una situazione già in atto. Solo le aree urbane si avvicinano alla media del Paese ma il comune più “ricco”, Lecce, con 23.033 euro dichiarati pro capite, rimane al di sotto della media nazionale, che è di 23.650 euro. Gli altri due comuni che superano i 20mila euro sono Bari e Taranto. Si conferma la terziarizzazione turistica dell’economia, e quindi ad esempio la crescita del Salento, che ha incrementi buoni rispetto al 2021, e la deindustrializzazione delle aree di industria novecentesca, come Manfredonia o la stessa Taranto, che aumentano solo di circa 700 euro pro capite rispetto all’anno precedente. Ha buone performance di crescita una fascia di comuni attorno a Bari, dove si stanno installando nuove industrie ad alta tecnologia».

Quale capacità di rappresentare l’economia reale hanno questi dati basati sulle dichiarazioni fiscali?

«Questo è il problema. Le sintesi presentate dal Ministero della Finanza mettono assieme dichiarazioni IRPEF e IVA. Pesa dunque in modo considerevole il fatto che parte del reddito rimanga fuori fuoco».

Allude al lavoro nero?

«Non solo al lavoro nero, ma a tutte quelle forme che sfuggono alla maglia della rete fiscale. Penso alla sottoqualificazione, per cui si accettano lavori e stipendi di qualifica più bassa rispetto alle mansioni svolte, la pratica degli straordinari fuori busta (quando vengono pagati), e poi il lavoro nero vero e proprio, ad esempio nell’agricoltura o nel settore della ristorazione e ricettività. Ci sarebbe poi il capitolo dell’IVA. A livello nazionale gli introiti sono saliti del 25%, ma è in gran parte l’IVA che è stata versata dalle aziende petrolifere a seguito degli aumenti esorbitanti dei prodotti petroliferi nel 2021 che non potevano scappare al fisco. Insomma sono dati che andrebbero esaminati con molta attenzione».

Qual è la situazione dei salariati del lavoro dipendente?

«La situazione è ben nota. I livelli salariali sono tra i più bassi dell’Europa centro-occidentale. In più pesa la bassa occupazione femminile. In Puglia la differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è quasi del 30%, più alto di 10 punti della media italiana e il più alto anche del Mezzogiorno. Naturalmente anche in questo caso si tratta di un dato che non registra tutti i lavori che sfuggono alle rilevazioni fiscali, però il basso numero di donne che lavorano pesa considerevolmente su questo tipo di statistiche e più in generale sulla ricchezza delle famiglie pugliesi».

Però i dati dell’occupazione continuano a crescere in tutto il Paese…

«Sì però anche qui non è tutto oro quello che luccica. Cresce di più la fascia dei lavoratori over 55, che sono stati dissuasi ad andare in pensione, o non ci possono proprio andare. Sono queste le coorti numerose dei baby boomer, mentre le nuove generazioni che dovrebbero entrare nel mercato del lavoro sono molto meno numerose. Se poi aggiungiamo che i giovani, fortunatamente, studiano più a lungo e in numero sempre maggiore, la diminuzione dei tassi di disoccupazione non fotografa una vera crescita di ricchezza».

Cosa ci dobbiamo aspettare?

«Nel 2023 il PIL è cresciuto dello 0,9%, mentre questi dati sono relativi ad un periodo di crescita sostenuta del PIL: +3,7% nel 2022, che godeva ancora di un effetto trascinamento rispetto all’anno precedente e del +7,7%, appunto, nel 2021, dettato dalla ripresa dalla crisi pandemica. Ci vuole poco a fare due conti». 

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