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Collina Timpone
la ferita di Senise
31 anni dopo

 
disastro a Senise

Il 26 luglio 1986 il forte boato e il disastro: in quel momento la terrà ingoiò se stessa, uno «tsunami» per la Basilicata

Mercoledì 26 Luglio 2017, 11:34

17:57

di MARIAPAOLA VERGALLITO

SENISE - Trentuno oggi. Trentuno anni da quel 26 luglio 1986, quando Senise si svegliò all’alba di una mattina estiva, impolverata dalle macerie di un intero quartiere: quello di collina Timpone, a monte dell’abitato. Alle ore 4,15 circa la collina implose. Un forte boato, la corrente elettrica va via, la luce dei lampioni si spegne. La terra cominciò ad ingoiare se stessa. Il ventre completamente vuoto di madre terra si aprì e inghiottì tutto. Il primo a scomparire fu il casale in cima alla collina. L’auto dei proprietari, una vecchia Fiat Uno, parcheggiata la sera prima davanti l’uscio di casa, rimase in bilico lungo il taglio preciso di un cortile che divenne fossato. Lo smottamento camminò velocemente a destra e a sinistra, diventando uno tsunami di terra; la sua forza travolse le altre case più a valle. Almeno 12 palazzine coinvolte e per fortuna molte di esse erano ancora in costruzione. Ma non tutte. In cima alla collina, nella casa illuminata a giorno, abitavano Rocco Gallo e sua moglie Rita. Con loro i due figli piccoli, Giovanni e Francesco. I bambini, protetti dal corpo dei genitori, riuscirono a salvarsi. Non distante dalla famiglia Gallo abitava la famiglia Formica: Giuseppe e Linuccia. Con loro la figlioletta Lucia e la sorellina, Francesca, nata appena un mese prima. Si salvò solo Lucia, scaraventata lontano da papà Giuseppe. Pochi minuti prima dell’apocalisse la signora Lucia Durante era uscita per raggiungere l’autobus e recarsi nel Metapontino per la raccolta delle fragole. Suo marito Vincenzo, guardiano notturno, non era ancora tornato. In casa, ancora protetti nei loro sogni, i tre figli: Maria, Pinuccio e Maddalena, la più piccola. La lingua di terra travolse anche la loro casa. Quando Vincenzo torna, come di consueto, percorre una strada che dalla parte alta del quartiere lo porta a casa sua. Non immagina ancora nulla. Si rende conto che qualcosa è accaduto perché sente rumore di sirene. Corre con il cuore in gola verso la sua casa. Ma non la trova più. Sua moglie era già arrivata sul posto di lavoro quando, l’autista dell’autobus, in maniera concitata, si avvicina a lei e le dice che bisogna tornare a Senise. L’attesa continua fino a tarda sera, quando uno dei figli sarà l’ultimo corpo estratto dalle macerie. Intorno ci sono solo ringhiere divelte e giocattoli sporchi di sabbia. Otto morti in pochi minuti. È prima di tutto questo la frana di collina «Timpone» a Senise. Oggi sono trentuno anni.

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