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Crob, «Ricerca al collasso
molti di noi già senza lavoro»

 
ricercatori Crob

Si chiede un «urgente e serio» piano di stabilizzazione

Mercoledì 21 Giugno 2017, 11:40

di ALESSANDRO BOCCIA

RIONERO - Chiedono di continuare a fare il loro lavoro, con dignità e con il giusto riconoscimento economico, attraverso un «urgente e serio» piano di stabilizzazione. Sono i precari in servizio negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico d’Italia, come il Crob di Rionero in Vulture.

Qui gli interessati sono una quarantina. Si tratta per lo più di biologi, biotecnologi, farmacisti, chimici e tecnologi del farmaco, psicologi, statistici, medici, tecnici, amministrativi e altro personale di elevata professionalità. Anche loro ieri hanno manifestato con un’ora di astensione dal lavoro contro l’approvazione del «testo unico» sul pubblico impiego. «La riforma “Madia” esclude dal piano di stabilizzazione della pubblica amministrazione gran parte di queste figure – hanno spiegato i manifestanti - come i ricercatori, altamente specializzate ed alle quali non possono più essere applicati i contratti atipici come i co.co.co».

Nel corso della manifestazione, i ricercatori hanno distribuito volantini alla cittadinanza per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla mancanza di soluzioni contrattuali che permettano loro di continuare a lavorare e garantire continuità alla ricerca sanitaria in Italia. «Lavoriamo nella ricerca sanitaria pubblica, facciamo cioè ricerca applicata, indipendente da interessi commerciali e con ricadute dirette sui pazienti. Per esempio, identifichiamo e valutiamo nuove cure, modalità diagnostiche, attività di prevenzione e servizi per i pazienti - hanno spiegato ieri durante il sit in – ma siamo precari da 5, 10, ma anche da 15 anni e oltre, pagati con borse di studio e contratti ‘atipici’ che non garantiscono i diritti di un contratto “tipico”, neanche quello a tempo determinato».

La mobilitazione di ieri mattina a Rionero in Vulture si è tenuta in tutti gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici italiani con iniziative locali. Si tratta di oltre 3500 professionisti in tutta il Belpaese che dal 1 gennaio 2018 rischiano di rimanere senza lavoro con ricadute sulla sostenibilità e il futuro della ricerca sanitaria pubblica. I ricercatori precari si sono riuniti in un coordinamento nazionale e chiedono che il problema venga risolto attraverso un piano programmatico nazionale che preveda la loro stabilizzazione nei ruoli sanitari, e lo stanziamento di fondi adeguati per renderlo sostenibile. «La ricerca sanitaria italiana sarà presto al collasso – hanno concluso i precari del Crob - molti di noi in tutta Italia sono già rimasti senza lavoro o saranno presto costretti ad abbandonare la nave. Questo avrà gravi conseguenze per la salute di tutti i cittadini».

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