MARIAPAOLA VERGALLITO
SENISE - Una notifica Equitalia inviata agli agricoltori da parte del Consorzio di Bonifica per pagare gli interventi (di bonifica, appunto) sui loro terreni. E’ quello che si stanno vedendo recapitare, in questi giorni, molti agricoltori di Senise.
Non è l’unico caso in Basilicata e non è la prima volta che ce ne occupiamo ma parlarne in riferimento a questo preciso territorio regionale ha un significato diverso, perché queste sono le terre a ridosso dell’invaso di Montecotugno, più precisamente quelle di contrada «Codicino». In generale, da queste parti, la tassa di bonifica non è stata mai richiesta. L’impianto è stato realizzato alla fine degli anni Settanta dall’Ente Irrigazione, contestualmente ai lavori dell’invaso senisese. Negli anni la competenza è passata dall’Eipli al Consorzio di Bonifica. Gli agricoltori parlano di una sorta di «tacito consenso» in forma non regolamentata ufficialmente, per cui una delle contropartite per l’invasamento dei terreni agricoli migliori di Senise era la possibilità di bonificare le terre a monte.
Attenzione: la memoria storica racconta che i lavori di bonifica realizzati nei terreni ormai coperti dall’acqua erano spalmati su tutta la popolazione rurale senisese, anche quando l’acqua per irrigare i campi non arrivava a tutti. Quindi il pagamento è come se ci fosse già stato. Il paradosso, però è anche un altro. Il caso «Codicino» è emblematico perché, come spiega Marco Falcone, uno degli agricoltori interessati, «sempre in quegli anni, parte dei terreni in questione fu espropriato per costruire la strada, realizzata dall’Eipli con fondi europei. All’esproprio, però, non solo non seguì nessun pagamento ma, a distanza di anni, non sono state aggiornate le mappe catastali e, quindi, la strada nelle carte non esiste». In pratica: dove adesso c’è la lingua d’asfalto, risultano esserci ancora i terreni agricoli la cui superficie viene calcolata nella tassa di bonifica.
Sulla questione è intervenuto, con una nota, il Movimento 5 Stelle di Senise. «Stiamo approfondendo, tramite un legale, se le richieste di pagamento sono formalmente corrette ed esigibili, ma comunque derivano da un iter legislativo che ha portato all’approvazione tra il 2004 e il 2006, anche con una delibera della Giunta Regionale, del “piano di classifica per il riparto della contribuenza” che ha poi portato alla definizione del contributo dovuto e relativa richiesta di pagamento. Tale piano non è stato mai contestato dalle amministrazioni passate né dai politici, i quali hanno mostrato ancora una volta di dimenticarsi e disinteressarsi completamente delle problematiche del territorio».