LAGONEGRO - Un appello inviato agli indirizzi del capo dello Stato e della Presidente del Consiglio dei Ministri: è quello partito da un’avvocata del foro di Lagonegro, Concetta Iannibelli, per raccontare la storia di una coppia di suoi assistiti originari della Campania. Felicia e Massimo, come racconta l’avvocata, un anno fa hanno accolto una bambina di 8 anni proveniente da un orfanotrofio ucraino, arrivata in Italia in seguito al conflitto scoppiato il 24 febbraio del 2022.
«La piccola- spiega l’avvocata- è arrivata sul suolo italiano tramite un’associazione Onlus, a cui la signora ed il marito avevano offerto la loro disponibilità ad ospitare. La bambina si è subito sentita accolta dall’amore della loro famiglia; iscritta alla classe prima del Circolo Didattico Statale “Giancarlo Siani”, ha iniziato a frequentare la scuola. In tutti questi mesi si è creato, naturalmente, un profondo legame affettivo. Dopo mesi di assoluto silenzio da parte dell’associazione, il 28 novembre siamo stati avvertiti telefonicamente che nelle date del 9 o 16 dicembre 2022 la bambina avrebbe dovuto essere rimpatriata per tornare in orfanotrofio. In quella data non vi era evidenza di un decreto del Tribunale dei Minori di Napoli e i miei assistiti hanno ritenuto di non consegnarla a chi in tutti questi mesi non si era mai preoccupato di chiedere sue notizie e di accertarsi delle sue condizioni di salute. In data 26 gennaio, il decreto di rimpatrio ci è stato comunicato e il rimpatrio della piccola, previsto prima per il 16 febbraio, poi spostato a data da destinarsi per motivi logistici, adesso dovrebbe avvenire il 17 marzo».
Quello che l’avvocata evidenzia è che la piccola, nel suo Paese, non ha parenti ma se ritornasse rientrerebbe comunque in orfanotrofio. I due coniugi italiani vorrebbero averla qui con loro almeno fino alla fine del conflitto. «Questa decisione- spiega- era e resta non solo assurda, ma oltremodo crudele, perché oltre all’immenso trauma della separazione, ci sarà quello di tornare in un paese dilaniato dalla guerra. I miei assistiti desidererebbero che fosse data loro la possibilità di continuare la permanenza e l’accoglienza temporanea nella loro casa, nell’ambiente e con le persone che ormai le sono familiari, per continuare a darle la serenità che ogni bambino del mondo merita».