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La sanità privata si ferma e protesta: serrata degli ambulatori, sarà il caos

 
Antonella Inciso

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Antonella Inciso

La sanità privata si ferma e protesta: serrata degli ambulatori, sarà il caos

Il sistema rischia la débacle. Chiesti il pagamento per le prestazioni già erogate e fondi per il 2023

Sabato 31 Dicembre 2022, 13:05

POTENZA - Sospensione delle prestazioni e mobilitazione davanti alla Prefettura di Potenza. Il nuovo anno lancia già segnali di tensione sul fronte della sanità. Come era stato annunciato nelle scorse settimane la sanità privata accreditata si ferma. Stoppa le prestazioni e si prepara a chiedere gli ammortizzatori sociali per i suoi addetti. «Sospensione dell’offerta di prestazioni sanitarie per insostenibilità economica» tuonano le associazioni delle strutture private che hanno istituito una cabina di regia per lo stop ai servizi ed hanno nominato il presidente Cicas Michele Cannizzaro portavoce.

Sospensione in attesa della riunione con la Regione e con la Asp per fare il punto della situazione e provare a vedere riconosciuto il pagamento delle prestazioni erogate negli ultimi tre mesi nonostante il tetto al budget.

«La sospensione dell’offerta di prestazioni sanitarie per insostenibilità economica, causerà gravi conseguenze per la salute dei cittadini lucani - spiega l’associazione della sanità privata - oltre a gravare anche sulla stabilità delle imprese interessate comportando una crisi occupazionale per tutti i lavoratori del comparto. Ma è inevitabile. Quello che accadrà dal nuovo anno, caso unico tra le regioni italiane, è senza precedenti ed è la conseguenza delle scellerate scelte della Regione Basilicata. Le decisioni del governo regionale hanno realizzato un caos tale per cui la scelta delle strutture sanitarie private è in verità una scelta obbligata, senza alternative. Il problema è di insostenibilità economica: non è tecnicamente e concretamente possibile esercitare un’attività senza la normale remunerazione».

Insomma, la sanità privata accreditata punta il dito contro il governo regionale e si prepara ad un inizio anno decisamente caldo. D’altra parte, in ballo non ci sono solo i servizi resi ma anche i posti di lavoro. Quelli che toccano più della metà dei 600 addetti che operano nel settore. Per circa 320 di loro, infatti, potrebbe partire, nelle prossime settimane, la richiesta di ammortizzatori sociali. Per questo i sindacati avrebbero convocato una serie di assemblee che dovrebbero portare anche ad una forte mobilitazione davanti alla Prefettura di Potenza, con la richiesta di un incontro con il prefetto Campanaro. Il rischio, però, non è solo la mobilità per i lavoratori ma il fallimento di alcune aziende.

«Negli ultimi tre mesi del 2022 le strutture accreditate hanno erogato prestazioni specialistiche per il servizio pubblico che non sono state pagate - continuano ancora i responsabili delle aziende - Già questo ha comportato un grande danno alla stabilità delle aziende del settore. Inoltre, per il 2023, non c’è traccia di alcun genere di programmazione e il rischio di ritrovarsi nella stessa situazione, se non peggiore, non è più un rischio. Ad oggi è una certezza. In queste condizioni la convocazione pervenuta dal dipartimento Salute per il giorno 11 gennaio 2023 è, evidentemente, fuori tempo massimo, se non strumentale, rispetto alle richieste urgenti di tutte le associazioni inviate alla Regione sin dal 14 dicembre. Abbiamo quindi, preso atto che la Regione, nelle persone dell’assessore Fanelli e del presidente Bardi, hanno probabilmente un diverso modo di valutare l’urgenza della situazione che invece avrebbe meritato un incontro immediato».

Il «braccio di ferro», dunque, si sposta alla prima decade di gennaio. Nel frattempo, la sanità privata accreditata è decisa ad andare avanti per far sentire la sua voce. Con lo stop ai servizi, con la sensibilizzazione dei lucani e con la mobilitazione degli addetti.

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