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Potenza, il segno della crisi: la povertà morde di più

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Potenza, il segno della crisi: la povertà morde di più

Sempre più giovani famiglie in difficoltà economica

Giovedì 15 Dicembre 2022, 13:57

POTENZA - La povertà non è più soltanto confinata ai margini della società, tra i disoccupati, i senza-tetto, tra chi eredita l'indigenza. La platea si allarga sempre di più coinvolgendo professionisti, lavoratori il cui reddito è continuamente eroso da crisi, difficoltà e cassa integrazione. Basta dire che lo scorso anno quasi la metà di chi si è rivolto alla Caritas lo ha fatto per la prima volta in assoluto: su 2.559 famiglie che hanno chiesto aiuto, il 46 per cento non aveva mai avuto problemi al punto da non riuscire ad acquistare alimenti o pagare le bollette.

Il dato emerge dall'ultimo rapporto su povertà ed esclusione sociale redatto dalla Caritas diocesana di Potenza, Muro Lucano e Marsiconuovo, illustrato ieri nel corso di un incontro nel capoluogo lucano. Lo scenario disegnato è allarmante ed è in continua evoluzione. Rispetto all'ultimo report relativo al 2020, il nuovo dossier mette in evidenza come nel 2021 ci sia stato un incremento delle donne tra le persone che hanno bussato alla porta della Caritas, vale a dire il 54 per cento del totale. Cresce, in particolare, il numero di famiglie con figli minori che rappresentano il 45,7 per cento, evidenziando come gli effetti della crisi economica causata dalla pandemia abbiano prodotto un impatto preoccupante soprattutto sui nuclei più giovani. Non è un caso, infatti, che continuino ad aumentare le persone sostenute nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni che sono oltre il 9 per cento (nel 2020 erano meno del 7 per cento). La classe di età maggiormente colpita dalla povertà resta quella tra i 45 e i 54 anni (28,6 per cento). Il dossier, inoltre, conferma il legame tra il basso capitale formativo e la vulnerabilità economica e sociale: il 60,4 per cento delle persone ascoltate nel 2021 possiede solo la licenza media, i diplomati invece rappresentano il 20,6 per cento. “A differenza di quanto mappato nel 2020, nonostante lo scorso anno sia stato fortemente caratterizzato dall’ascolto e la presa in carico di persone e famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria – scrive la Caritas - si registra un crollo del livello di istruzione, evidenziando come i deficit formativi, a volte correlati a posizioni occupazionali poco qualificate e precarie, abbiano amplificato e prolungato gli effetti della crisi sociale innescata dal Covid per molte famiglie”.

In linea generale, il report cancella il cliché secondo cui la povertà sia esclusivamente causata dalla mancanza di lavoro: l’11 per cento delle famiglie incontrate ha manifestato problemi legati al licenziamento e alla perdita del lavoro e che in quasi un nucleo familiare su tre, uno o più componenti svolgono lavori irregolari. Il lavoro nero, quindi, continua a rappresentare una vera e propria strategia di sopravvivenza. Il 77,5 per cento delle famiglie ha un reddito insufficiente ed è preoccupante il tema dell’indebitamento che sta assumendo carattere sistemico: nel 2021 ha riguardato il 18,5 per cento delle persone incontrate dalla Caritas. «Si conferma di conseguenza – si legge nel report - il trend delineato nello scorso anno in relazione a forme di indebito legate alla gestione dell’abitazione e per i lavoratori autonomi, alla propria attività. Il cortocircuito economico creatosi con l’emergenza sanitaria ha quindi avuto un impatto considerevole su un territorio già fragile e rischia di produrre nel medio periodo effetti ancora più gravi».

Il sostegno alimentare resta in testa alle richieste d'aiuto (l'80 per cento). Nel 77 per cento dei casi le persone che si sono rivolte alla Caritas hanno anche avuto accesso a forme di sostegno economico per il pagamento di utenze domestiche, dei fitti, delle spese mediche o legate all’istruzione dei figli.

Nel dossier c'è spazio anche per un'indagine sulla percezione della povertà che coinvolge i sindaci e i parroci dei 25 comuni della diocesi. L'obiettivo è quello di mettere a confronto due differenti antenne del disagio sociale per rilevare specifici ambiti di bisogno. Risultano molto presenti nella percezione di entrambi gli osservatori le problematiche familiari, che i sindaci dichiarano di incontrare qualche volta e spesso nel 93 per cento dei casi, i parroci nell’84 per cento: le problematiche di famiglie monogenitoriali risultano poco intercettate (i parroci dichiarano di non averle mai riscontrate nell’ultimo anno nel 44 per cento dei casi, i sindaci solo raramente e qualche volta per la metà del campione). Le problematiche relative all’occupazione restano quelle più frequenti negli incontri di sindaci (93 per cento) e parroci (91 per cento). Un dato sorprendente è quello relativo al problema dell’abbandono scolastico, percepito come assente per il 78 per cento dei parroci, riscontrato mai o raramente da 8 sindaci su 10. «Il dato – scrive la Caritas – è in netta controtendenza rispetto a quelli di statistica pubblica o di studi e ricerche di settore, sembra quasi che l’abbandono scolastico non abbia una chiara e immediata definizione e di conseguenza venga difficilmente percepito come un problema».

L’indagine, infine, ha previsto un piccolo focus sulla condizione degli anziani, che pur non essendo spesso destinatari di specifiche azioni o sostegni da parte della Caritas, portano in luce specifiche questioni, che quotidianamente vengono riscontrate nell’attività di incontro e ascolto da parte di sindaci e parroci. La centralità del tema risulta evidente nella percezione di entrambi gli osservatori: il 67 per cento dei sindaci e il 63 per cento dei parroci, dichiarano, infatti, che sul loro territorio gli anziani vivono una condizione di difficoltà.

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