MELFI (POTENZA) - I numeri non lasciano scampo. Il passaggio dal motore a scoppio a quello elettrico comporterà la cancellazione del 30 per cento dell’attuale forza lavoro impegnata in Basilicata nell’area industriale di San Nicola di Melfi. Delle poco meno di 10mila unità che operano tra Stellantis e l’indotto, ne dovrebbero restare settemila.
È sufficiente questo per spiegare i timori dei sindacati sul futuro della fabbrica integrata e delle aziende satelliti. Gli incentivi per le uscite volontarie, il trasferimento di alcune unità negli altri stabilimenti, l’internalizzazione di alcuni servizi possono aiutare Stellantis ma per l’indotto lo scenario è molto più cupo. È di ieri, ad esempio, l’annuncio del ricorso agli ammortizzatori sociali per 18 unità e la riduzione dell’impiego degli interinali per la International T.S, azienda del settore logistico. Diciotto addetti che si sommano ai 53 addetti di un’altra azienda la Business Logistic che ha dichiarato la messa in liquidazione. Due casi in una settimana, dunque. Due casi che sono sufficienti a far lanciare l’allarme ai sindacati, che da tempo agitano i numeri della perdita di occupazione a San Nicola di Melfi.
«Stellantis sta riorganizzando l’impostazione della logistica, stanno riportano tutto nella fabbrica - spiega Vincenzo Tortorelli, segretario regionale della Uil - È un cambiamento epocale, per questo abbiamo chiesto un tavolo specifico sulla logistica per capire dalle aziende cosa succederà. Nell’indotto Stellantis ci sono 10mila lavoratori, con l’impatto dell’elettrico il 30 per cento si può perdere. Ne rimarranno settemila. Bisogna intervenire subito perché sono gli effetti della transizione, anche se si tratta di effetti nazionali ed internazionali. Bisogna capire come si tutela la Basilicata. Per questo noi chiediamo un impegno più deciso, ora bisogna alzare il livello del confronto, bisogna lavorare giorno e notte per evitare il peggio». Fare presto.
L’indicazione è netta e la ripete anche il segretario regionale della Cisl, Vincenzo Cavallo. «È l’indotto che paga di più il dato sulla transazione ecologica - spiega - Il dato su Melfi la dice lunga ed è evidente che o l’ indotto si rinnova o diventa preoccupante la situazione. La Regione deve assumere un ruolo fondamentale su come ci dobbiamo muovere. Se crolla Stellantis crolla la Basilicata, lo sappiamo tutti. Bisogna fare presto, bisogna prepararci adesso per non trovarci impreparati dopo. Non possiamo aspettare che si attivino le auto elettriche e poi intervenire. Noi come sindacato diciamo che la transizione ecologica, che nessuno può fermare, non può essere fatta sulla spalla dei lavoratori. Chiediamo che non si perde nemmeno un posto di lavoro». A temere per l’indotto è anche il segretario regionale della Cgil, Angelo Summa. «Abbiamo fatto costituire un tavolo permanente per fare un monitoraggio sulla riconversione all’elettrico - sottolinea - La tenuta dell’indotto è una delle prime preoccupazioni perché il passaggio all’elettrico comporterà una riduzione della capacità produttiva: nel 2015 erano 400mila le vettura prodotte nell’anno. Nel 2021 ne hanno prodotto poco più di 180mila per la crisi dei microchip. C’è stato già un dimezzamento. Questo ha effetto sull’intero indotto ed in prospettiva gli effetti saranno strutturali. Serve una riconversione ed in ragione di ciò l’indotto va reso indipendente dal settore dell’auto se vogliamo salvaguardare i livelli occupazionali».