È il cuore del turismo nella «perla del Tirreno». Il residence di «Pianeta Maratea» rischia di non aprire. Oltre 220 villette a schiera, occupate in regime di multiproprietà, sono private di servizi come pulizia, biancheria, intrattenimento, sport e via dicendo. Un villaggio turistico, insomma, che alla vigilia della stagione è in apnea. Storia di sfratti, esposti, dispetti, contenziosi, frammentazione gestionale che trascina nel magma dell’immobilismo l’estate 2022 penalizzando qualcosa come 10mila turisti legati al residence. Tutto ruota attorno alla gestione delle villette a schiera, costruite agli inizi degli anni '80 dalla Simar, società amministrata dall'imprenditrice Rosa Amoroso.
Queste strutture, attualmente, sono gestite da una società che si chiama Wegest e che fa capo ad un avvocato campano, Arturo d'Albero, di Marigliano, in provincia di Napoli.
In quanto presidente di Wegest, d'Albero è anche amministratore (una sorta di capo condomino) del villaggio, con il compito di dover regolamentare tutti i servizi e le attività legate allo sport, al divertimento e all'intrattenimento da offire ai multiproprietari. Per fare questo si serve di strutture contigue allo stesso villaggio vacanze. Spazi che sono di proprietà della società Sviluppo Maratea, anch'essa amministrata dalla Amoroso. Questa società, in ogni stagione, fitta gli spazi (tra cui campi sportivi, piscine, anfiteatro) al villaggio.
Da un paio d'anni a questa parte cominciano i contrasti, le accuse, i sospetti e gli esposti. Come quello inviato, di recente, proprio dall'avvocato d'Albero al capo della Procura di Lagonegro, Gianfranco Donadio, al sindaco di Maratea, Daniele Stoppelli, al comandante della Polizia locale, Francesco Fiorenzano, oltre che ai carabinieri e al prefetto di Potenza, Michele Campanaro. Secondo quanto sostiene l'avvocato d'Albero, la società Sviluppo Maratea starebbe ostacolando lo svolgimento della programmazione estiva, mettendo addirittura a repentaglio l'apertura stessa del Residence.
«La società Sviluppo Maratea - si legge nell'esposto - ha circoscritto le aree oggetto della locazione, installando recinzioni lungo tutto il perimetro del centro servizi, apponendo, altresì, stalli di cemento all’ingresso delle vie di esodo, onde impedire il transito pedonale e veicolare e lo scarico e il carico di merci. Il tutto a pochi giorni dall'avvio della stagione turistica e al mero scopo di spossessare illegittimamente il residence degli immobili detenuti , senza prima ottenere un provvedimento giudiziario in tal senso».
Immediata la replica del legale della società: «Il tribunale ha risolto il contratto perchè la Wegest era morosa – spiega l'avvocato Francesco Ferrari -. Le strutture e le aree in questione sono di proprietà esclusiva di Sviluppo Maratea che non ha niente a che vedere con il residence». Per poter usufruire di queste strutture c'era da versare un fitto. Per vario tempo, quasi due anni, questi pagamenti da parte del condominio non sarebbero avvenuti. La questione è approdata in tribunale con decisione del giudice favorevole proprio alla società creditrice, Sviluppo Maratea.
Secondo d'Albero, però, sebbene l'ultimo contratto di locazione sia stato risolto «il residence continua giuridicamente ad essere detentore qualificato di tali immobili». La replica dell'avvocato Ferrari: «Dopo la risoluzione del contratto, che peraltro era scaduto già da dicembre dell'anno scorso, abbiamo diffidato il condominio chiedendo la restituzione degli immobili mediante riconsegna delle relative chiavi, ma nonostante la diffida il condominio non ha restituito alcunchè . Ora è in corso l'azione per lo sfratto».
Di recente - ed ecco un altro punto che ha acuito le frizioni - nelle aree in questione sono cominciati lavori di manutenzione. Un atto provocatorio e volto a danneggiare la stagione turistica - secondo l'avvocato d'Albero - che contesta soprattutto la Cila, cioè la comunicazione di inizio lavori asseverata, avanzando l'ipotesi che le procedure eseguite non siano regolari. «Abbiamo notificato la Cila al Comune di Maratea che nulla ha obiettato in merito – rimarca l'avvocato Ferrari -. Inoltre, sono venuti anche i carabinieri per un controllo ma non hanno rilevato niente di irregolare». Fatto sta che l'avvocato d'Albero intima al Comune di procedere alla revoca in autotutela della Cila, rendendo noto di aver inviato tutta la documentazione alla Procura.