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Rifiuti in Basilicata: Comuni sul lastrico, le aziende si rivolgono ai privati

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Rifiuti in Basilicata:  Comuni sul lastrico,  le aziende  si rivolgono ai privati

I centri con aree industriali potrebbero ritrovarsi come Melfi. Parlano i sindaci di Tito, Matera, Sant’Angelo Le Fratte, Baragiano, Balvano, Atella e Pisticci

Domenica 29 Maggio 2022, 15:18

È un’opzione che non tutte le aziende conoscono. E che, se colta in maniera capillare, rischia di avere pesanti ripercussioni sulle casse comunali. Come sta accadendo già in diversi centri. Entro martedì prossimo le imprese possono chiedere di conferire i rifiuti urbani ad un soggetto privato autorizzato per lo smaltimento, sganciandosi così dal servizio pubblico. In questo caso, sulle superfici che producono rifiuti urbani (uffici, fabbrica, mense, spogliatoi) è dovuta al Comune solo la parte fissa della tariffa. Spiccioli rispetto a quella variabile che sarà versata al privato. Esattamente ciò che accade a Melfi con Stellantis che ha deciso di provvedere in proprio per lo smaltimento dei rifiuti, sottraendo, di fatto, alle casse comunali qualcosa come un milione di euro. Di qui l’intervento della Regione che ha stanziato un contributo straordinario di 300mila euro per il Comune di Melfi. Ma ci si dimentica che in Basilicata esistono altre aree industriali e che altri Municipi potrebbero trovarsi nella stessa condizione. Lo sottolineano i sindaci di Tito, Matera, Sant’Angelo Le Fratte, Baragiano, Balvano, Atella e Pisticci. «È uno schiaffo al principio di sussidiarietà verso gli enti locali - dice il sindaco di Tito Graziano Scavone - a cui la Regione dovrebbe sempre ispirarsi costruendo criteri chiari e trasparenti meccanismi che valgano per tutti i comuni. Se avessimo saputo che la Regione stava valutando la possibilità di contribuire in questo senso ci saremmo mossi prima. Invece quando si è parlato di bilancio con l’Anci - conclude Scavone - la questione non è stata citata».

I sindaci ritengono che non sia stato un buon atteggiamento da parte del governo lucano: «Potevano stanziare - conclude Scavone - una cifra per tutti i comuni industriali e poi stabilire il contributo». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Matera, Domenico Bennardi: «La solidarietà verso i territori deve essere a 360 gradi. Sicuramente Melfi ha un problema, ma anche altri comuni lucani sono nella stessa situazione, con le aziende che chiedono tariffe più basse per poter riemergere dai guai provocati dalla pandemia. Ridurre le spese, anche quelle legate alla Tari, permetterebbe loro di generare prospettive di crescita».

Michele Laurino, sindaco di Sant’Angelo Le Fratte, va giù duro: «L’ennesimo segnale che ci stanno abbandonando. I piccoli comuni sono sempre più marginali. Tra personale carente, burocrazia e aumenti anche noi siamo in affanno. Alla fine, però - conclude Laurino riferendosi, evidentemente, al «salva Potenza» - si dà una mano ai Comuni in dissesto mentre si tagliano le gambe a chi riesce a tenere un bilancio virtuoso. È una politica che non incentiva chi fa bene».

Ezio Di Carlo, sindaco di Balvano, insiste sul concetto di «disparità di trattamento»: «Anche noi ospitiamo aziende di livello internazionale. Avere meno introiti significa condannarci al default, considerando anche tutti i rincari relativi a gas e luce». Gli fa da eco Antonio Colucci, sindaco di Baragiano, che condivide con il collega un piccola parte di area industriale.

Gerardo Petruzzelli, sindaco di Atella, si fa portavoce delle difficoltà dei piccoli comuni: «Probabilmente - dice - abbiamo esigenze più grandi rispetto a Melfi. Stiamo combattendo con bilanci difficili e con la mancanza di introiti perché la gente non paga le tasse. Non contesto il provvedimento su Melfi, non voglio fare una lotta tra fratelli. Mi aspettavo, però, che la Regione guardasse anche agli altri territori industriali». Domenico Albano, sindaco di Pisticci ritiene importante «aiutare Potenza e Melfi, ma altri comuni lucani sono in apnea. La nostra area industriale è davvero bistrattata tra mancata bonifica, carenze e assenza di una visione di rilancio. Perdere una parte consistente di Tari versata dalle aziende significa dover gravare sulle tasche dei cittadini che già solo alle prese con utenze alle stelle».

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