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Il peperone lucano sfida la crisi

Il peperone lucano sfida la crisi

 
Mariapaola Vergallito

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Mariapaola Vergallito

Il peperone lucano sfida la crisi

Aumentata la produzione del prodotto gastronomico nonostante i problemi causati dalla pandemia e dal caro-gas

Domenica 06 Marzo 2022, 12:48

SENISE (Potenza) - Un futuro che lascia spazio all'ottimismo e un presente che sembra aver retto bene all'onda d’urto della pandemia e del caro-gas conseguente alla guerra in Ucraina.
Il prodotto enogastronomico «più iconico» della Basilicata, il peperone di Senise Igp, sta assistendo a una crescita esponenziale di aziende: «Attualmente sono 29 le imprese - spiega il presidente del Consorzio di tutela, Enrico Fanelli, che ha organizzato con l’Alsia (Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura) un seminario sul tema - un dato positivo considerando che nel 2020 eravamo meno di dieci e che in mezzo c'è stato anche il difficile periodo di emergenza pandemica. L'aumento è sicuramente anche dovuto alla misura regionale del bando dedicato ai giovani imprenditori in agricoltura e, infatti, è cresciuta l'iniziativa giovanile».
Il riferimento è all'avviso pubblico predisposto dal Dipartimento Attività Produttive, con una dotazione finanziaria di 700 mila euro.
Ma anche per il 2022 ci si aspetta un ulteriore incremento, visto che la Regione Basilicata ha inserito il peperone igp in una ulteriore misura di finanziamento. Aumentano le aziende certificate e aumentano le produzioni.
«Oggi - continua Fanelli - se pensiamo ai dati del 2021 abbiamo circa 3mila quintali di prodotto fresco, che si traduce in circa 300 quintali di prodotto secco, quello che poi porta al famoso «crusco». Siamo ben felici di questi numeri».
Ma quella del peperone igp è una filiera che deve essere necessariamente ampliata e migliorata, a partire dalla coltivazione, passando dalla trasformazione fino alla distribuzione.
«Stiamo mettendo in atto diverse strategie che puntano al miglioramento della filiera - spiega il direttore dell'Alsia Aniello Crescenzi –. Nel primo anello, che è la produzione, bisogna elevare i livelli standard quantitativi per due motivi: è necessario aumentare il reddito delle singole aziende aumentando le produzioni; inoltre, per poter far un salto di qualità, il peperone igp deve necessariamente poter entrare nelle filiere legate alla piattaforme distributive e alle organizzazioni di produttori».
Rispetto a tale scenario e ad una prospettiva di distribuzione ancora più ampia e nonostante i numeri incoraggianti e in crescita, attualmente, spiega Crescenzi «la quantità del prodotto disponibile è limitata e non potrebbe che essere così.
Inoltre il peperone Igp ha ancora una caratteristica di produzione legata alla tradizione che non ha consentito di fare il salto di qualità alle aziende per poter avere tutti i requisiti».
«Il problema della grande distribuzione è legato a scelte da fare - conclude Fanelli - perché dobbiamo capire se realizzare un prodotto di nicchia oppure no. Bisogna fare uno studio commerciale per verificare se ci sono le possibilità, anche se in effetti già alcune aziende forniscono il prodotto alla grande distribuzione organizzata».
Attualmente solo a Senise si contano circa 60 ettari coltivati a peperone contro i 6-7 ettari che ospitavano tale produzione fino al 2020.

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