Potenza - Campi assetati, torna l’allarme. È terminato il periodo di accumulo idrico nelle dighe e si fa i conti con una minore disponibilità di acqua: la Puglia si ritrova con 3 milioni di metri cubi in meno rispetto solo all’ultima settimana. In Basilicata, serbatoio idrico anche per la stessa Puglia, si registra -7 milioni di metri cubi. Sono dati che emergono da un’analisi dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche e Impianti Irrigui) secondo cui il fenomeno della desertificazione non va preso sotto gamba. A sottolinearlo è il lucano Donato Distefano, vice presidente nazionale Anbi e direttore Cia-Agricoltori Potenza-Matera.
L'andamento climatico – come rileva l'osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche - sta spingendo zone interne di diverse regioni del Sud, nonchè aree del Siracusano in Sicilia, verso la desertificazione. L'indicatore di siccità dell'osservatorio combina tre indicatori: il confronto tra le precipitazioni attuali e quelle degli anni passati nello stesso periodo, l'anomalia di umidità del suolo e la valutazione dell'impatto della siccità sulla vegetazione.
«Il fenomeno della siccità è ormai un problema europeo, intaccando anche le zone centrali del Continente - commenta Francesco Vincenzi, Presidente Anbi -. È urgente l'avvio di un Piano invasi medio-piccoli ad iniziare dalle zone, dove più evidente è il deficit idrico, perché più si aspetta più sarà difficile invertire la tendenza verso l'inaridimento del suolo».
Queste nuove osservazioni segnalano con forza due elementi: il fenomeno della siccità è ormai un problema europeo, intaccando anche le zone centrali del Continente; è urgente l’avvio di un Piano Invasi medio-piccoli ad iniziare dalle zone, dove più evidente è il deficit idrico, perché più si aspetta più sarà difficile invertire la tendenza verso l’inaridimento del suolo».
Per tornare alla Puglia e alla Basilicata le aree in cui, a causa dei cambiamenti climatici e di pratiche agronomiche forzate, il rischio desertificazione è alto riguardano rispettivamente il 57 e il 55 per cento dell’intero territorio. Distefano aggiunge che da tempo Anbi e Cia sono concentrati sulle problematiche relative ai cambiamenti climatici e quindi ai rischi conseguenti fra cui la desertificazione e il dissesto idrogeologico. La desertificazione, causata da condizioni climatiche ma anche antropiche, rappresenta l’ultimo stadio di degrado del suolo con perdita di produttività biologica e geologica, nonché annullamento dei servizi ecosistemici forniti dal terreno, causandone alterazioni difficilmente reversibili, che comportano l’impossibilità di gestire economicamente attività di agricoltura, silvicoltura e zootecnia.
Distefano evidenzia che in un solo decennio la superficie agricola investita nella nostra regione è diminuita di 64.611 ettari, pari al 12% in meno. Come Cia – afferma – ribadiamo che il suolo va difeso e fertilizzato naturalmente, un suolo fertile mantiene l’acqua e l’agricoltore custode impegnato nella tutela della biosfera e della biodiversità è il primo a farsi carico di questa esigenza senza la quale è impensabile di nutrire il pianeta. A questo operare è di essenziale supporto la ricerca.
Il nostro ruolo come organizzazioni agricole - conclude Distefano - è proprio questo: stimolare e contribuire alla ricerca e trasferire innovazioni e conoscenze alla imprese agricole. Tuttavia questo è possibile se accanto alla sostenibilità ambientale che è il primo impegno dell’agricoltura mondiale si pone la questione della sostenibilità economica dell’impresa agricola. Senza la quale l’agricoltura non ha futuro».