POTENZA - «Attacco giallo» al peperoncino lucano. Grande richiesta dei consumatori ma scarsa produzione nazionale (30% del fabbisogno) che determina la sudditanza da mercati extra-Ue (2mila tonnellate annue da Cina, Egitto, Turchia) e schiaccia il «Made in Basilicata» con un prodotto dai bassi standard qualitativi, importato a prezzi stracciati (un quinto in meno).
È questa, secondo Cia-Agricoltori, la fotografia del mercato del peperoncino, uno dei simboli gastronomici del territorio lucano che per svilupparsi e competere ha bisogno di una filiera di qualità superiore, innovativa e integrata. La Cia evidenzia le caratteristiche di alta qualità del peperoncino coltivato in Basilicata facendo presente che esistono notevoli possibilità di sviluppo e di crescita economica del settore, dal momento che allo stato attuale ben il 70% del consumo è di importazione estera.
La coltivazione del peperoncino piccante (Capsicum annuum L.) è diffusa in tutto il territorio lucano ed è praticata in tutti gli orti familiari, in alcune aree è diventata una fonte di guadagno inaspettata. Nella Valle del Melandro, e in particolare a Satriano, la coltivazione si è ormai consolidata e lo comprova la presenza di un panorama varietale rilevante.
L’Alsia, con il Progetto di «Valorizzazione e recupero di ecotipi di peperoncino piccante presente nelle aree interne della Lucania e negli orti del Melandro», si propone di incentivare la produzione, attraverso una adeguata rete di assistenza tecnica, e di selezionare e caratterizzare geneticamente il materiale attualmente presente e a rischio di estinzione.
La convinzione che l’effetto del piccante fosse una panacea per l’organismo umano e, soprattutto per lo stomaco, lo poneva assieme alla cipolla, come un alimento da consumare regolarmente per una efficace prevenzione alle malattie più comuni. La facilità di coltivazione unita alla facilità di conservazione e trasformazione (secco, intero o in polvere, fresco, sottolio o sottaceto) ne consentiva un utilizzo pressoché costante e quindi si disponeva di una medicina per tutto l’anno. Oggi il principale produttore di peperoni e peperoncini è la Cina con oltre il 50% della produzione mondiale, seguono Messico, Indonesia, Turchia e Spagna.