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Viggiano, sit-in in tenda e sciopero della fame per 7 lavoratori della Garramone

 
Redazione online

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Viggiano, sit-in in tenda e sciopero della fame per 7 lavoratori della Garramone

Una vera e propria odissea di confronti sindacali, iniziata lo scorso Marzo

Martedì 17 Novembre 2020, 09:50

09:51

VIGGIANO - Sciopero della fame da questa mattina alle 6, davanti ai cancelli della Garramone, azienda dell’indotto Eni di Viggiano, per sette lavoratori che denunciano di essere stati collocati ingiustamente in Cassa Integrazione a zero ore (Fis).
«Una lunga storia - commenta il Coordinatore Area Viggiano della Uilm Giovanni Galgano - una vera e propria Odissea di confronti sindacali, iniziata lo scorso Marzo quando Eni ha deciso prima di ridurre drasticamente le attività esplicate dai lavoratori, poi assegnate ad un’altra azienda».

Oggi, denuncia il sindacato, si è giunti al capolinea, dopo che «Eni ha ridotto ulteriormente le attività , eliminando postazioni di lavoro che si tramutano in miseria e cassa integrazione. Più volte, è stata richiesta una cassa integrazione equa, eppure questi 7 lavoratori devono pagare per tutti». Di qui la decisione di portare avanti una forma di protesta estrema da parte dei lavoratori: sciopero della fame a partire da oggi davanti i cancelli della Garramone, con assemblea permanente.
«Invitiamo - conclude Galgano - le istituzioni regionali, prefettizie e quelle comunali, ad adoperarsi affinché la questione petrolio sia discussa e soprattutto risolta una volta per tutte . Chiediamo alla classe politica nella sua interezza, di chiedere venia, per non essere riuscita, a suo tempo, a fare del giacimento lucano il trampolino di lancio per l'economia e in Basilicata, per non aver mostrato lungimiranza nel fare dell'Indotto di Viggiano, il fulcro del rilancio a 360 gradi della terra lucana. Ora, è giunto il tempo di riparare agli errori commessi negli anni, non ne tollereremo altri, è tempo di salvaguardare i livelli occupazionali raggiunti, le condizioni economiche cui i lavoratori hanno diritto e non da ultimo la dignità dei lavoratori e del lavoro».

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