Un sistema che attanagliava il settore dei lavori pubblici, favorendo pratiche in cambio di mazzette e «plasmando» bandi su misura degli «amici» predestinati a vincerli. Insomma, un meccanismo di controllo clientelare della politica su tutte le attività legate a pratiche edilizie, avvisi pubblici e assegnazione di suoli.
In estrema sintesi è questa l’accusa che è alla base dell’inchiesta della Procura di Potenza, abbattutasi come uno tsunami sul Comune di Venosa, lambendo anche altri Municipi dell’area.
Sono stati notificati ai 53 indagati gli avvisi di conclusione delle indagini da cui emergono in maniera chiara i fatti contestati dagli inquirenti. L’inchiesta, lo ricordiamo, si sviluppa lungo 25 ipotesi di reato tra corruzioni, turbative d’asta, falsi e abusi di ufficio, ed è articolata su due filoni: il primo riguarda il mondo dei tecnici, con funzionari pubblici (della Regione e del Comune) pronti a concedere i visti di competenza solo a chi garantiva un tornaconto tramite studi tecnici privati di riferimento. Poco importava, poi, se le pratiche erano regolari, richiedevano integrazioni o mancavano assolutamente dei requisiti per passare il visto. Il secondo filone d’indagine, quello che impatta di più sull’opinione pubblica, riguarda l’accusa di bandi «cuciti su misura», assegnazione di lotti industriali come suoli edilizi, gestione dello stadio comunale di Venosa o affidamento di aree boschive. Concessioni e autorizzazioni che avvenivano grazie a «sponsor politici». Secondo la Procura, nell’ambito di questo sistema, i predestinati a vincere i bandi intervenivano direttamente nella fase di stesura degli avvisi sia per indicare i requisiti che ne avrebbero blindato la posizione, sia per la tempistica di pubblicazione, in modo da impedire ad altri di partecipare.
La magistratura configura un’associazione a delinquere capeggiata dall’ex assessore regionale, Carmine Miranda Castelgrande, politico «di peso» a Venosa. Non mancano altri indagati eccellenti: l’ex sindaco Tommaso Gammone, in carica fino a maggio dello scorso anno, quattro assessori comunali della sua giunta, il segretario e il vicesegretario cittadino del suo partito, il Pd, l’ex deputato di Forza Italia Nicola Pagliuca, l’ex assessore regionale all’assetto del territorio Carmine Miranda Castelgrande, il sindaco di Lavello Sabino Altobello.
L’inchiesta cominciò nel marzo 2018, con l’arresto in flagranza, per concussione, di un funzionario dell’ufficio difesa del suolo di Melfi. Le indagini che seguirono portarono ad aprirsi i due diversi scenari, uno tecnico e uno politico. L’inchiesta esplose il 13 novembre dello scorso anno con 17 misure cautelari tra domiciliari (7) divieti di dimora (8) e obblighi di firma (2) (ma ne erano state richieste 37), 53 indagati, la perquisizione di 43 tra uffici pubblici, case e studi privati.