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Potenza, mistero sui tamponi del 17 marzo: no a Nicastro, sì agli asintomatici

 
Redazione Potenza

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Tamponi, ok ai primi 8 laboratori privati: dal 14 altri 6mila test al giorno

È il teorema accusatorio che spunta dalle indagini sulla morte del blogger

Venerdì 17 Luglio 2020, 09:19

Potenza - Ma quale era il criterio con cui, nei primi giorni dell’emergenza Covid, venivano effettuati i tamponi oro-faringei per prelevare materiale biologico propedeutico al test Covid? La questione si fa largo nel filone dell’inchiesta sulla morte di Antonio «Astronik» Nicastro che vede indagati tre medici dell’Asp, ossia il direttore generale Luigi D’Angola e Michele De Lisa e Nicola Monno. Perché martedì 17 marzo, mentre l’allora “raro” tampone veniva negato a Nicastro, veniva disposto per altri soggetti asintomatici e che non rientravano nelle previsioni delle linee guida.

L’ipotesi è contenuta nelle carte dell’inchiesta seguita direttamente dal Procuratore Capo di Potenza, Francesco Curcio, e dall’aggiunto Maurizio Cardea in cui si evidenzia un dato: che mentre il 17 marzo a fronte della richiesta del medico di base di effettuare il test sul blogger, che presentava sintomi gravi, lo stesso giorno, come in quelli seguenti, venivano effettuati e disposti il prelievo del tampone «su soggetti asintomatici e talvolta privi anche di link epidemiologici» (ossia il contatto con altri malati o ambienti sospetti) che in forza delle circolari ministeriali e delle direttive della stessa Asp non avrebbero dovuto essere sottoposti all’esame diagnostico «e certamente non dovevano essere anteposti a casi sospetti con criteri clinici indubbiamente evidenti e persistenti».

L’inchiesta, insomma, avanza il dubbio che qualcuno possa aver fatto «figli e figliastri» anche del diritto alla salute. E questo in un momento delicato, in cui la pandemia conquistava terreno e, evidenziano gli atti di indagine, c’era scarsità di mezzi a disposizione. Perché proprio in quei giorni la sanità italiana, e non solo la lucana, era in panne per la scarsità di reagenti oltre che di dispositivi di protezione individuale indispensabili per andare ad eseguire il test presso pazienti potenzialmente infetti. E lo stesso Valerio Nicastro, figlio dello scomparso Astronik, aveva spiegato che il 15 marzo dopo che la guardia medica aveva dato disponibilità ad andare a casa del padre per fare la visita, ci aveva poi dovuto ripensare per carenza di dispositivi di protezione individuale.

Se la tesi, che in verità compare solo nelle contestazioni a D’Angola e De Lisa, dovesse trovare conferme si profilerebbe una realtà di relazioni corte anche per la salute. Ed è anche per questo che i Pm hanno fatto sequestrare telefoni e computer per verificare mail e programmi di messaggistica. Via mail arrivavano le richieste dei medici di base (e nel caso di Nicastro era stata inoltrata alle 9:05 del 13 marzo dopo aver sentito anche una pneumologa e specificando che l’uomo era anche vaccinato per la normale influenza) ma resta da capire se, via posto o messaggi, arrivava anche altro e da chi.

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