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Potenza, i turchi ai tempi del Covid: un flash della parata in Tv

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

Potenza, i turchi ai tempi del Covid: un flash della parata in Tv

Foto Tony Vece

Dalla sitcom «Casa Peppone», Potenza diventa lo specchio della provincia italiana che ha dovuto rinunciare a tutte le sue feste popolari. Un anno senza sfilata, ma a Linea Verde diventa simbolo per l’Italia

Venerdì 29 Maggio 2020, 10:49

POTENZA - Sarà una sfilata di sentimenti, oggi, la storica «Parata dei Turchi» di Potenza. Neppure il terremoto dell’80 riuscì a fermare lo storico corteo che accompagna la festa del santo Patrono. E non ci riuscirà il Covid-19, perché anche se fisicamente non ci saranno i 1.557 figuranti (tanti sono stati lo scorso anno), a sfilare per le vie di Potenza, saranno le emozioni, i ricordi, la narrazione di un popolo che si è sempre stretto intorno al suo santo, San Gerardo La Porta, il vescovo che arrivava dal Nord, a rendere tangibile la sfilata che non c’è. Ma che sarà raccontata e rivivrà non solo per i potentini ma per tutti gli italiani sulla rete ammiraglia, domenica mattina, alle 12.20, a “Linea Verde”, su Rai Uno.

Oggi, con tutta la sua carica simbolica, nel giorno dei Turchi, quando tutti tornavano a casa per San Gerardo, l’evento più importante della città non ci sarà, ma si connota di una serie di dettagli che la renderanno straordinaria e più che mai viva. Da una parte, le rigide prescrizioni anti Covid-19 vietano cortei, mini cortei, assembramenti e intrattenimenti. Dall’altra, lo spirito di un popolo sentiva forte il desiderio di ritrovarsi unito, ancor più in un momento così difficile.

A volte è proprio la casualità, la concomitanza di situazioni, il forte desiderio di non mollare, quella resilienza di un popolo contadino che scende in strada e tra sacro e profano, prorompe in momenti di gioia e devozione, a determinare gli eventi e far sì che San Gerardo, il vescovo venuto da Piacenza, diventi il simbolo di tutte quelle comunità italiane che non hanno potuto vivere le loro feste popolari, portare in processione Santi e Madonne.

Tutto cancellato da nord a sud del Paese. Ma Potenza non si arrende e per la prima volta il tempietto di San Gerardo viene collocato dai Portatori del Santo davanti all’ospedale San Carlo, come segno di «ringraziamento a tutto il personale sanitario per il prezioso ed encomiabile lavoro svolto in questi mesi». E se tra i Portatori del Santo c’è anche un conduttore della trasmissione Linea Verde, potentino doc, il passo è davvero breve. «Potenza viene scelta per essere lo specchio della provincia italiana, ferita, frustrata e delusa, emblema di tutte quelle comunità che non hanno potuto avere le loro feste religiose nel mese Mariano».

A parlare è Giuseppe Calabrese, il «Peppone» di RaiUno, che ha sempre portato la sua città e la Basilicata nel suo percorso itinerante lungo tutta la Penisola.

Poi è arrivato il Covid-19 ed è scattato il lockdown che lo ha bloccato a Potenza. Uno strano gioco del destino fa partire la sitcom «Casa Peppone» all’interno di “Linea Verde” con il racconto di come si vive nella provincia la pandemia. «Senza uscire di casa, giocando sui rapporti suocera, nuora, sulle prime timide uscite della ripresa». Realtà e finzione coincidono. E Peppone, portatore del Santo, vive le stesse tensioni di una città, come le tante italiane private della loro festa. «Abbiamo aderito alla richiesta di “Linea Verde”, una vetrina tra le più seguite nel panorama televisivo nazionale, per far conoscere l’evento più importante dell’anno per il capoluogo», spiega l’assessora alla Cultura del Comune di Potenza, Stefania D’Ottavio.

Scatta la rigorosa macchina della sicurezza, e la consueta la benedizione dei figuranti che precede sempre la parata, si fa in costume con una piccola rappresentanza, solo 25 personaggi. Un enorme dispiego di forze, centro storico transennati perché nemmeno un mini corteo si sarebbe potuto tenere, spiega l’assessora. «Nessun simbolo che potesse generare assembramento è consentito in città». Così spazio al racconto e alla memoria grazie a Rai Uno.

«Quando ero a Siena e non potevo tornare - ricorda Peppone - parlavo a tutti dei Turchi. Che emozione la prima volta che ho fatto il Portatore del Santo, in realtà io sono il portatore di crocette, le aste sulle quali si appoggia la statua nei momenti di pausa del corteo». E poi Civuddin’.

«Da quest’anno sarà Massimo D’Onofrio. Ora cambia il suo status. Non sarà più Massimino ‘u tifoso, sarà per sempre Civuddin’», continua Peppone mentre scorrono i protagonisti: il Conte Guevara, l’ ingegnere Michele Lebotti che vive a Mosca e torna ogni anno dalla Russia per fare il conte, o il medico in prima linea contro il Covid-19 a Milano che ogni anno tornava per fare il portatore del Santo.

Poi i momenti goliardici della festa: il pranzo del portatore, o quelli più intensi come la preghiera davanti a San Gerardo, con le luci di sera e la stanchezza dei figuranti dopo il lungo corteo. Non ci sarà, ma le testimonianze sono tante. «Il ricordo più bello 23 anni fa - dice Gennaro Favale - la prima volta che abbiamo portato in spalla il tempietto del Santo». «Il dramma se fare o meno la sfilata nel 2010, l’anno in cui venne trovato il corpo di Elisa Claps - ricorda Rosario Avigliano -. Il corteo ci fu: una iaccara virtuale illuminò il cielo dentro un fascio di canne in ricordo della ragazza». Nessun corteo, ma «l’emozione del rullo dei tamburi, lo sento dentro», dice l’assessora D’Ottavio. Ci sarà anche domani.

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