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Parità di genere
Piero Miolla
13 Giugno 2019
Parità tra sessi o semplice moda del momento storico? La parità di genere è un’effettiva conquista delle donne, oppure si tratta di un mero capriccio, di una parte politica in particolare, perché le donne non hanno bisogno di «quote rosa» e sanno farsi valere da sole? Nel dubbio, anche in Basilicata impazza la questione della parità di genere.
La recente maxi tornata amministrativa ha imposto agli onori delle cronache la necessità di rispettare quanto prevede la legge in merito (56-14, cosiddetta legge Delrio), facendo emergere però casi limite come quello di Vaglio (dove non si è votato, ma il sindaco ha difficoltà a reperire un assessore di sesso femminile) e di Venosa. Nella città di Orazio si è andati alle urne e la nuova maggioranza pentastellata, con il sindaco eletto Marianna Iovanni in testa, ha optato per un esecutivo quasi tutto al femminile: quattro donne e un solo uomo. È giusto o no? Di sicuro non è stata rispettata la normativa. La Consigliera per le Pari Opportunità della Basilicata, Ivana Pipponzi, non a caso ha stigmatizzato entrambe le situazioni: per Vaglio, infatti, c’è stato addirittura un ricorso al Tar, mentre nel caso di Venosa, Pipponzi ha richiamato il nuovo sindaco al rispetto della normativa. Casi limite, certo. Il tema, però, non cambia: è giusto normare un ambito come quello della parità di genere, oppure la composizione delle giunte è bene che venga decisa da sindaci ed esponenti politici locali sulla base sia delle competenze che delle necessità partitiche? Temi ormai ampiamente dibattuti e, forse, vetusti. Oggi, infatti, si «tira dritto» verso un dato acquisito: le donne in Italia, tanto nel mondo del lavoro quanto in quello politico-amministrativo, rimangono penalizzate.
Lo dicono i numeri. Pertanto, normare questo ambito prevedendo il rispetto delle cosiddette «quote rosa» si è reso necessario. D’altra parte, sappiamo bene che il nostro è un Paese nel quale se non si interviene con le «maniere forti», le cose non cambiano mai. Prendiamo il caso della tutela dell’ambiente: spesso è dovuta intervenire la magistratura per interrompere situazioni incresciose, perché, altrimenti, la politica avrebbe continuato a lavarsene le mani. Stessa e identica situazione in questo ambito: c’è voluta una legge (e anche una sentenza del Consiglio di Stato, la numero 46 del 2015) che facesse rispettare un’equa composizione degli organi esecutivi comunali e regionali. Al netto di questo, però, in Basilicata ci sono casi limite (in entrambi i sensi, cioè con presunte penalizzazioni per tutti e due i sessi) come quelli di Vaglio e di Venosa. Ma anche tanti casi di segno opposto. Ad iniziare da Pisticci, uno dei centri più popolosi in regione, dove sindaco e vice sindaco sono entrambe donne (rispettivamente, Viviana Verri e Maria Grazia Ricchiuti). In generale, e anche in attesa di conoscere il nuovo esecutivo di Potenza a guida leghista, la parità di genere può dirsi rispettata in Basilicata. Anche nei centri minori. Dove, pur con le difficoltà dovute a spopolamento ed emigrazione, i primi cittadini mostrano spesso sensibilità verso il tema, oltre alla necessità di rispettare la legge. Morale della favola? Non sarà ancora la «Repubblica delle donne», ma la Basilicata su questo tema mostra di essere cambiata.
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