Fin dalla giovinezza, aveva militato fra le fila del Kataeb, dove si era avvicinato all'ex presidente della Repubblica Amin Gemayel, figlio del fondatore del Partito falangista cristiano-maronita. Nel 2000 era stato eletto come deputato maronita nella lista guidata dal leader druso Walid Jumblatt, che si era alleato con l'ex avversario Gemayel. Nell'ambito della coalizione, aveva comunque goduto di una certa autonomia per via della sua appartenenza al Kataeb.
Nella lotta interna alla Falange, prese le parti di Gemayel contro il presidente pro-siriano del partito, Karim Pakradouni, e si era affermato come esponente di spicco dell'ala riformista del Kataeb guidata da Gemayel. Nel 2004 votò contro la proroga del mandato del presidente della Repubblica Emile Lahoud e prese parte alle riunioni dell'opposizione anti-Damasco e alla cosiddetta «Rivoluzione dei cedri», seguita all'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, il 14 febbraio 2005.
Venne rieletto in parlamento nel 2005, in seno all'ampia coalizione anti-siriana guidata da Saad Hariri, il figlio del primo ministro assassinato, che comprende i sunniti fedeli ad Hariri, i drusi di Jumblatt e gruppi cristiani costituiti per la maggior parte da maroniti. Era rientrato anche nella direzione del Kataeb, dopo la riunificazione della formazione politica, e la riconciliazione fra Gemayel (il cui figlio Pierre, ministro dell'Industria è stato a sua volta ucciso in un attentato il 21 novembre 2006) e Pakradouni.