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Livio Costarella
11 Settembre 2020
È uno dei melodrammi giocosi per eccellenza, dove l’inventiva melodica del compositore si sposa alla perfezione con la vena buffa dell’opera. Tra «furtive lagrime» e magiche pozioni. È L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, l’opera con cui la Fondazione Petruzzelli riprende finalmente la stagione lirica: è il primo Ente Lirico a farlo in Italia, con un titolo di repertorio in forma tradizionale, con orchestra, cantanti e coro. L’atteso appuntamento è con la prima di stasera, alle 20,30 (con repliche domani, domenica 13, martedì 15 e giovedì 17): ultimi biglietti disponibili al botteghino (infotel: 080.975.28.10, aperto dal lunedì al sabato dalle 11 alle 19) e on line su vivaticket.it. Lo spettacolo, per la regia di Victor Garcia Sierra, si svilupperà sullo sfondo delle scene tratte dalle opere de El Circo, del pittore colombiano Fernando Botero. A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro sarà la talentuosa bacchetta del ventisettenne milanese Michele Spotti, in una produzione Nausica Opera International.
La storia è incentrata sulle vicende dell’umile contadino Nemorino, innamorato di Adina (a cui mira anche il sergente Belcore); Nemorino è però incapace di dichiararsi, finché l’equilibrio non viene interrotto dall’arrivo del ciarlatano Dulcamara col suo fantomatico elisir d’amore. Nel doppio cast, Marigona Qerkezi e Martina Gresia (Adina), Ivan Ayon Rivas e Nico Franchini (Nemorino), Vittorio Prato e Michele Patti (Belcore), Fabio Capitanucci e Francesco Vultaggio (Dulcamara), Rinako Hara (Giannetta).
Per Marigona Qerkezi, classe 1993, è la terza volta al Petruzzelli, ma la prima nel ruolo di Adina. «Sono onorata di debuttare qui in questo ruolo - spiega la soprano, classe 1993 -, in una occasione storica come quella che stiamo vivendo. La voglia di ripartire è stata fortissima, e lavorare anche sul palco con il distanziamento è stato strano, ma al tempo stesso arricchente. Per un cantante è l’opportunità di lavorare di più sull’espressione vocale e attoriale. E poi lo stile belcantista di Donizetti fa il resto, in un’opera ricca di colori e tessiture». Della stessa annata è anche Ivan Ayon Rivas, tenore peruviano che vive in Italia da cinque anni: «Nemorino è l’esempio dell’innocenza e dell’amore puro, la sua ignoranza è legata al non considerare la cattiveria delle persone, anche se al termine la suac onestà e il sentimento trionfa. È uno dei ruoli più difficili da affrontare: è sempre in scena, ma vocalmente regala moltissimi colori».
Nel ruolo di Dulcamara c’è il romano Fabio Capitanucci, baritono tra i migliori in campo internazionale, e al debutto al Petruzzelli. «Ho interpretato molti Belcore - dice - ma anche Dulcamara è un personaggio che adoro. Vocalmente è sempre suggestivo da ascoltare e trovo che in questo Elisir circense si inserisca alla perfezione, come una sorta di presentatore del circo, capace di rubare la scena. È sempre un’opera meravigliosa da cantare: e forse di un elisir magico avremmo davvero bisogno tutti, in questo momento così difficile».
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