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«La musica è fatica ma non smetterei»: l'ultima intervista di Ennio Morricone alla «Gazzetta»

 
enrica simonetti

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enrica simonetti

Bif&st, domani a Bari si parte con l'omaggio a Morricone

Perchè si licenziò dalla Rai, il progetto del concerto in Fiera a Bari e il rapporto con Rota. Disse alla «Gazzetta»: ho sentito sofferenza creativa

Martedì 07 Luglio 2020, 10:28

10:29

La musica è fatica: è il messaggio che il Maestro lascia al mondo. Nell'ultima intervista alla Gazzetta, quasi un manifesto per l'universo musicale in cui da sempre talento e improvvisazione si scontrano, quasi una strada aperta verso il futuro. Ennio Morricone portava questa meravigliosa «fatica»sulle spalle con l'energia di un giovane musicista, con  quella mano fatata che ha creato quasi per magia  motivi  indimenticabili, dalle  oltre 100 composizioni di musica assoluta, alle 400 colonne sonore fino  ai concerti diretti e  ai progetti che non lo hanno lasciato mai, nemmeno oltre la soglia dell'età.

Un anno fa, nella platea del Petruzzelli per il Bif&st, salutava e stringeva  mani, scherzava sulle chiavi della città di Bari che gli erano state consegnate. Lui che ha suonato  al Petruzzelli prima dell'incendio, al Piccinni e all’auditorium «Nino Rota», lui che era atteso sempre a Bari  all'Arena della Vittoria nel 2015, ma poi il concerto saltò, mentre si pensava ad un grande evento alla Fiera del Levante. Il grande interprete di quell'abbandonarsi ad un motivo e lavorarci su, stile inconfondibile è il nostro «C’era una volta il Novecento».  Aveva un modo tutto suo di rispondere alle interviste e qui di seguito ripubblichiamo stralci dell'ultima rilasciata alla Gazzetta. 

Maestro Morricone, lei ha segnato la storia del cinema firmando le colonne sonore di tanti, tantissimi film. Ma da «Giù la testa» a «L'uomo delle stelle», c'è una di queste musiche che lei ha amato di più? E perché?
«Sono affezionato a tutte le mie musiche, mi creda, e lo sono moltissimo, perché per tutte ho lavorato duro e ho provato grande sofferenza creativa. Ma se proprio dovessi scegliere una, penserei con affetto alle belle musiche di film buoni che però non hanno avuto successo come ad esempio Un uomo a metà di Vittorio De Seta e Un tranquillo posto di campagna di Elio Petri». 

Ci sono musicisti come ad esempio i Metallica che usano il suo brano “L'estasi dell'oro” per introdurre i loro concerti. E lo stesso fanno i Ramones ed altri: cosa pensa delle contaminazioni musicali e della nuova musica?
«Mi piace questo fenomeno, ci mancherebbe. Bruce Springsteen trasmette prima dei suoi concerti un mio disco originale. E anche gli altri che lei ha citato, pur preferendo una loro esecuzione, portano la mia musica ai loro concerti. Non mi dispiace affatto, ovviamente sempre che ci sia qualità, ma mi accorgo da questo sintomo che sono attenti alla mia musica. Le contaminazioni sono belle e interessanti: certo, vanno fatte bene». 

Guardiamo indietro: lei a 18 anni era già un musicista. A che età ha cominciato ad amare la musica? E crede che oggi sia facile per i «talenti» emergere?
«Ho cominciato a sentirmi un compositore quando ho cominciato a studiare composizione. Da allora amo questa professione meravigliosa che mi prende da quando avevo 16 anni. In Italia ci sono tanti talenti, persone che hanno studiato molto bene la musica, ma forse i talenti non sono solo tanti ma anche troppi e quindi non si trovano sbocchi per tutti». 

Perché si licenziò dalla Rai il primo giorno dopo l'assunzione come assistente musicale?
«Semplicissimo: quando fui presentato al direttore, questi disse che esisteva una circolare amministrativa che impediva ai compositori Rai di essere eseguiti in Rai: cioè la mia musica non sarebbe mai stata ascoltata sulla radio Rai. Immediatamente lasciai. Lui disse: “Lei sta lasciando un lavoro che vale tutta una vita”, ma io non mi fermai. E da allora non mi sono mai fermato».

C'è un regista con il quale lei non ha ancora lavorato che le piacerebbe scoprire?
«No, non ce l’ho. Ho lavorato con tanti, quasi tutti e non desidero lavorare con altri... non mi interessano le nuove avventure a questa età... La musica costa molta fatica e quando non costa fatica vuol dire che è robetta. ».

I ricordi pugliesi non finiscono mai. La dedica per il decennale del Bif&st, l'evento con Time Zones,  la serata intitolata «Incontro con Raffaele Gervasio», dedicata al grande nome che ci lega al mito di Carosello, quasi un Novecento della musica e del nostro modo di stare al mondo. Persino la piccola ma significativa partecipazione ad un torneo di scacchi dell'Accademia scacchistica barese nel lontano 1977, con la sua nomina poi a socio onorario. Piccole e grandi parentesi di una esistenza creativa dedicata all'arte, alla genialità, a quell'uso positivo della fatica di fare musica, cultura, cinema. Ricorda Rocco De Venuto , direttore generale della  Camerata Musicale Barese, l’evento in un Petruzzelli gremito, del 15 marzo del 1990, tra Gervasio e la  capacità di dare alle note la strada dell'emozione, anche popolare. «E quattro anni fa  - prosegue De Venuto - il piacere e l’orgoglio di reincontrare in un concerto il Maestro Morricone con la sua Orchestra:  si erano quasi concretizzate le premesse per un nuovo grande evento, se non fosse stato per la cronicizzata mancanza di grandi spazi in città. Si cercò di organizzare nel nuovo padiglione della Fiera del Levante, appena ricostruito, si pensava ad almeno 5.000 presenze (gli spazi erano disponibili anche per 10.000) ma gli elevatissimi costi di allestimento alla fine non lo consentirono».

Musica da film? «Ci sono voluti molti anni perché la musica per film non fosse considerata semplice (e spesso banale) musica da film.  Lo ricorda il prof. Pierfranco Moliterni, che va anche indietro ai tempi in cui noi giovani musicisti in formazione al Conservatorio di Bari, quando, nel 1964, l’allora suo direttore Nino Rota in persona ci parlava bene di questo astro nascente in occasione delle sue prime uscite nei film di Sergio Leone (Per un pugno di dollari, Giù la testa): eppure tra il Rota di Fellini e il Morricone di Leone c’era e c’è un abisso stilistico ed estetico. Da quegli anni in poi, noi ex alunni di quel fortunato istituto seguimmo la sua carriera:  il m° Rino Marrone alla testa della ICO lo invitò a Bari più volte per eseguire le sue stupende musiche; e io stesso da prof. Universitario che svolgeva seminari ad hoc, mantenni contatti con lui non dimenticando che Morricone era pur sempre stato uno dei fondatori di “Nuova Consonanza”, e cioè del gruppo romano della più spericolata musica d’avanguardia quando egli era capace di tenere insieme.

Lui era capace di legare l’inclito e il colto, lo sperimentale e la musica-musica come si sforzò di spiegarci in altre due occasioni, a Bari, durante una sua lezione-aperta nel salone della Camera di Commercio (1969), oppure alla libreria Feltrinelli (2011) quando venne a presentare una sua raccolta di cd. Disse che a suo avviso  avrebbe meritato l’Oscar per la sua colonna sonora di Mission ma che invece gli venne negato dai notabili di Hollywood».

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