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Negramaro, un docufilm al cinema per i 20 anni di musica

 
Gloria Indennitate

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Gloria Indennitate

Negramaro, un docufilm al cinema per i 20 anni di musica

Verrà presentato il 25 ottobre alla Festa del Cinema di Roma

Martedì 15 Ottobre 2019, 09:51

18:04

La storia di un «istante» che dura da vent’anni. Una carriera forte, importante, vissuta tra sacrifici, delusioni e vittorie. I Negramaro nascono in quel momento esatto «in cui i pianeti tutti dell’universo si allineano perfettamente tra loro. E in questa perfezione puntuale e precisa, nel caos interstellare che ci appartiene, noi ritroviamo il nostro ordine nel mondo». Lanciato nelle battute di un tweet, questo pensiero apre Negramaro. L’anima vista da qui, il documentario con cui Giuliano Sangiorgi, Lele Spedicato, Ermanno Carlà, Danilo Tasco, Andrea Mariano e Andrea «Pupillo» De Rocco svelano per la prima volta «il lato nascosto del rock» fatto di semplicità, amicizia, amore e famiglia.

In vista del ventennale, la première del documentario, prodotto da Sugar e dalla stessa band salentina, con testo curato da Sangiorgi, sarà celebrata il 25 ottobre alla XIV Festa del Cinema di Roma, nella sezione «Eventi Speciali». Il regista maceratese Gianluca Grandinetti è il timoniere di quel connubio di emozioni chiamato a raccontare gli ultimi tre anni del gruppo, a cominciare dalla genesi dell’album del 2017, Amore Che Torni (Sugar), il settimo in studio, nel quale c’è il brano che dà il titolo al documentario. Poi, l’adrenalina nel backstage del mega-tour, la gioia per la nascita di nuove vite fino al momento delicato vissuto dal chitarrista Lele Spedicato. «Una band dal grande cuore, amici che hanno completato una parte della mia vita», annota sui social Grandinetti (per lui, oltre a Negramaro e Planet Funk, collaborazioni con Ben Harper, Radiohead, Lenny Kravitz, AC/DC, Justine Bieber).

In meno di un’ora il popolo dei Negramaro si immergerà in questi tre anni capaci di riassumere il ventennio che li ha preceduti. È una storia di «famiglia», che ha visto la luce nel Salento per brillare ancor più nel firmamento italiano e internazionale. Rivedremo i «Fab Six» da giovanissimi e apparirà Gianfranco Sangiorgi (papà di Giuliano scomparso qualche anno fa), immagini inedite che pian piano condurranno a ciò che sono ora, uomini d’esperienza, artisti calibrati e padri con figli.

Provenienti da paesi differenti della provincia salentina, i Negramaro sono cresciuti insieme e, oltrepassando tante difficoltà, insieme sono rimasti, fatto raro nel mondo dello spettacolo. Ognuno con la propria peculiarità, diversi ma uniti. Spunta su Twitter un fotogramma con Giuliano e Lele. «Questo viaggio inizia così - scrivono - nella nostra terra, a bordo di un sidecar, con i sorrisi stampati in faccia. E poi corre veloce a prendersi tutta la vita e tutto l’amore che sono esplosi in questi vent’anni».

Due decenni fecondi di arte e talento: al netto del documentario, infatti, è impossibile non ricordare il sigillo di Sangiorgi sulla sigla finale del programma cult Maledetti amici miei trasmesso in queste settimane su Rai 2. Così come - chi c’era lo sa bene - è impossibile non tornare a quel primo concerto nel campo sportivo di Botrugno, alla fine dell’estate del ‘99. La band, da subito compatta e divorata dalla passione per la musica, qualche mese dopo la fondazione ufficiale - e si era nel 2000 - non riusciva a credere che in un locale di Lecce, ampio e noto, avevano dovuto togliere tavolini e sedie per far spazio al pubblico richiamato dal loro live. I Negramaro erano già famosi e amati e non lo sapevano. Ci sarà anche questo nel «lato oscuro del rock»? Chissà.

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