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Salandra, la discarica in contrada «Piano del governo» inquina ancora senza sosta

 
Antonio Corrado

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Antonio Corrado

Salandra, la discarica di San Mauro inquina ancora senza sosta

La bonifica procede a rilento. E c’è il rischio di una sanzione europea all’Italia. Nel 2019 la procedura d’infrazione comunitaria, un anno fa la messa in mora: dietro l’angolo il deferimento alla Corte europea di Giustizia

Mercoledì 29 Marzo 2023, 12:56

12:58

SALANDRA - A più di nove anni dalla chiusura per raggiunti limiti di capienza, la discarica comunale di Salandra, in contrada «Piano del governo», continua a rappresentare una grave fonte di inquinamento ambientale soprattutto per la falda sotterranea. Nelle prossime settimane potrebbe costare allo Stato italiano il deferimento alla Corte europea di giustizia con sanzioni pecuniarie pesantissime. I dati pubblicati dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata (Arpab) evidenziano sforamenti significativi nelle concentrazioni di pericolosi inquinanti, come «boro», «ferro», «manganese», «alluminio» e «solfati».

Rilevazioni effettuate tra il 13 e il 29 dicembre 2022, sui campioni di acqua sotterranea prelevati dai pozzi d’ispezione (piezometri). Quei pericolosi metalli pesanti, veicolati dal liquido di dilavamento dei rifiuti (percolato), attraverso la falda sono finiti certamente nel vicino torrente Gruso. La situazione si presenta particolarmente grave nel pozzo PZ5, per la notevole presenza di «ferro» che è ben oltre 20 volte superiore alla concentrazione soglia di contaminazione (Csc) ammessa, e l’«alluminio» superiore al doppio della Csc, oltre che per gli altri parametri. Un danno ambientale, individuato e riconosciuto in violazione della Direttiva europea 1999/31/CE, per cui il 21 marzo 2019 l’impianto fu sottoposto a procedura di infrazione comunitaria, con contestuale messa in mora, circa un anno fa.

Il tutto mentre proprio in seguito alla procedura d’infrazione, la discarica di Salandra ha beneficiato di finanziamenti stanziati con Programma operativo Ambiente Fsc 2014-2020 per la sua chiusura, pari a ben quattro milioni di euro. Una situazione complessa, che si è ulteriormente ingarbugliata il 30 novembre 2022, quando l’ufficio Compatibilità ambientale del dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata, a causa delle mancate ottemperanze, ha revocato l’Autorizzazione integrata ambientale del 23 dicembre 2010, modificata e integrata nel 2018, intimando all’Amministrazione comunale di Salandra, oggi guidata da Giuseppe Soranno, lo stesso sindaco che nel 2014 chiuse l’impianto, di garantire solo il permanere delle condizioni di sicurezza nell’intera area della discarica, provvedendo alla captazione del biogas, alla gestione del percolato prodotto, e solo con assenso dell’autorità competente, ad ogni altra eventuale azione necessaria per evitare potenziali danni.

Da qui un altro pasticcio all’italiana. Perché dal 6 dicembre 2022 sarebbero in corso altri lavori non riconducibili a quanto disposto dall’autorità competente, che si presumono abusivi tanto da essere oggetto di denuncia e indagine in corso da parte dei carabinieri. I dubbi si concentrano proprio sul trattamento dei percolati, vista la permanenza dell’inquinamento di falda, oltre che sulla copertura del composto stabilizzato, perché si tratterebbe di interventi non conformi alle prescrizioni di mera «messa in sicurezza», indicate dalla Regione. Un inquinamento che si protrae da almeno dieci anni, ovvero prima della chiusura, senza mai un Piano di caratterizzazione per la bonifica.

Ulteriori sollecitazioni sono arrivate all’Amministrazione comunale di Salandra negli anni successivi alla chiusura fino al 2015 ed a ben oltre il 21 gennaio 2021, scadenze temporali prese in considerazione nel procedimento giudiziario in corso, che nel 2022 ha portato al rinvio a giudizio di Domenico Terranova, ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Salandra, accusato di reato continuato di omessa bonifica, per non aver provveduto alla bonifica, al recupero e al ripristino dello stato dei luoghi. Il processo dibattimentale a carico di Terranova, si sta celebrando davanti al giudice monocratico del tribunale di Matera, Rosa Bia, e il 7 marzo scorso sono stati ascoltati alcuni testimoni, tra cui l’ex sindaco di Salandra, Gianfranco Tubito, quale teste querelante. Nel processo, anche la Provincia di Matera si è costituita parte civile, in qualità di Stazione appaltante, perché si accusa il tecnico comunale di aver fermato l’originario progetto-tampone con copertura e vasca di contenimento del percolato, avviato nel 2021 utilizzando i quattro milioni a disposizione, spacchettandolo su due esercizi finanziari con la piattaforma Asmel. Quindi, la discarica di Salandra è ormai una polveriera ambientale e giudiziaria fuori controllo, con una copertura in fase di realizzazione che lascia all’aria ben mille metri quadrati di rifiuti, a causa di teli installati presumibilmente non a regola d’arte, mentre i seimila metri quadri continuano a produrre percolato senza controllo, e il Comune di Salandra ha ricevuto sanzioni per 22mila euro mai pagate.

Nel dicembre scorso, il Comune ha scritto alla Regione che i lavori sarebbero al 70%, ma resta ancora da stendere altri due strati di teli, coprire tutto con trentamila metri cubi di terra, fare le canalizzazioni, i pozzetti, l’impianto antincendio con l’acqua che va presa da Salandra, l’impianto di captazione del biogas, le recinzioni e poi il Piano di caratterizzazione atteso da dieci anni. Un lavoro immane probabilmente ancora al 30%, mentre il prossimo 30 marzo scadrebbero i termini per presentare il nuovo progetto di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale.

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