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Fase 3, il turismo lucano punti sui... lucani: così la vacanza è «sotto casa»

 
Gianpiero Perri

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Gianpiero Perri

Matera, le vacanze sotto casa per rilanciare il turismo

Un turismo a chilometro zero che, accanto alle accoglienti località di mare e alle città d’arte e di cultura, punti sulla scoperta di «luoghi minori». Lo scorso anno solo il 5% ha scelto di restare per le ferie

Venerdì 05 Giugno 2020, 10:33

BASILICATA - L’impatto dell’emergenza Covid 19 ha raffreddato la voglia di viaggiare. Diverse indagini (SWG, Conturismo, Confcommercio) segnalano una tendenza a fare vacanza di 2 o 3 giorni e senza allontanarsi troppo dalla propria residenza. Solo il 20% qualche settimana fa dichiarava di essere disposto a fare le valigie e allontanarsi dalla propria regione, non appena le condizioni generali lo avrebbe consentito. Percentuali destinate a crescere man mano che il clima psicologico si rasserena e la bella stagione avanza. Il bisogno di normalità, l’esigenza di una rinnovata vita sociale, per quanto condizionata ancora da alcune limitazioni, è più forte di ogni costrizione. Vi è comunque una generale prudenza. Un processo di riadattamento che a secondo delle fasce d’età, delle condizioni soggettive psicologiche, sociali ed economiche, conosce diversi ritmi, accelerazioni. Una condizione che si riflette inevitabilmente sul fronte dei consumi dove fare shopping o comprare regali non trova più abituali sollecitazioni come il partecipare ad eventi sociali, feste, matrimoni etc.. Fattori psicologici, cause sociali e la più generale percezione di un contesto di crisi economica delineano il quadro di una graduale e talvolta lenta ripresa. Ma al netto di tutto, dopo mesi di lockdown, l’esigenza più avvertita è quella di stare all’aria aperta, di ricercare contesti dove maggiormente è percepito un senso di sicurezza. In questo orizzonte il settore viaggi reagisce lanciando protocolli globali come “il primo marchio di sicurezza ed igiene speciale” per garantire coerenza e rassicurare i consumatori. Anche in Basilicata, a partire dalle attività riconducibili all’economia di visita e al turismo, non mancano operatori che sfidando la difficile congiuntura si stanno velocemente adattando per rispondere a queste esigenze e rassicurare i consumatori. In questa fase il primo bacino di utenza a cui ci si rivolge sono gli autoctoni, i corregionali. È infatti nella capacità di attrarre innanzitutto i “corregionali” e quindi i “vicini”, delle regioni contermini, che si gioca l’immediata partita della ripresa. È noto infatti che certamente non si potrà fare affidamento sugli oltre 158mila turisti stranieri (il 16,7% sul totale) e sui 341mila pernottamenti da essi generati, registrati nel 2019.

La più concreta possibilità di rimpiazzarli viene dunque dai lucani, nella speranza che un numero di gran lunga superiore agli anni precedenti scelga la Basilicata. Nel 2019 infatti sono stati solo 40mila i lucani che hanno scelto la propria regione: un “tasso di appartenenza turistica” del 5,41%, davvero limitato, stimato tra i più bassi in Italia, mentre ad esempio in Sicilia è del 41% e in Sardegna e Campania rispettivamente del 29 e del 23%. Se i lucani che hanno trascorso le vacanze all’estero o in altre regioni italiane optassero in buona parte per la propria regione potrebbero compensare una parte non irrilevante della contrazione prevista di altri turisti.

Un turismo a chilometro zero che, accanto alle accoglienti località di mare e alle città d’arte e di cultura, punti - come evidenziato anche da Nicoletti dell’Apt Basilicata - sulla scoperta di “luoghi minori” o di una molteplicità di offerta come la montagna, i parchi naturali, il turismo rurale, i tanti meravigliosi borghi, e le aree spettacolari all’aria aperta – aggiungo io - dove è possibile contingentare e regolare flussi (si pensi a Campomaggiore vecchio, a Grancia, etc.) anche per ridare slancio all’industria culturale e dello spettacolo che merita straordinaria attenzione in questa delicata fase. È questo un momento storico che sollecita un salto di qualità, creatività e capacità progettuale sia da parte delle istituzioni che da parte dei privati al fine di incoraggiare un viaggio di scoperta, per gli stessi lucani, per meglio conoscere il proprio territorio e le sue bellezze e per sviluppare una promozione virale di luoghi e attrattive ancora oggi poco conosciute anche per gli abituali frequentatori della regione come i pugliesi ed i campani. Al contempo occorre uno sforzo corale per comunicare meglio e con più incisività territori ed imprese, soprattutto sul web. Come abbiamo imparato durante l’emergenza sanitaria il web è centrale nei processi di relazione e comunicazione odierni per i singoli come per le imprese.

Persino il piccolo commercio ha capito quanto sia essenziale una proiezione digitale, il farsi conoscere, l’essere facilmente ricercabile e raggiungibile sul web. Se ne sono accorti, nella fase emergenziale, innanzitutto gli operatori in grado di fornire cibo da asporto o di portare farmaci o spesa a domicilio, ma anche i produttori e i commercianti guardando alla crescita esponenziale del commercio on line e, persino, le istituzioni locali pressati dall’esigenza di dare informazioni in tempo reale e supportare lo sforzo degli operatori locali.

In questa prospettiva è davvero lodevole lo sforzo in atto di quel nutrito gruppo di imprenditori lucani che hanno dato vita a www.lucanya.com, la prima piattaforma digitale territoriale dove tutto è in uno, dove una parte qualificata dell’offerta di beni e servizi del turismo lucano è globalmente proposta. L’obiettivo prioritario è infatti comunicare dove è possibile andare, quali luoghi visitare, ovviamente in sicurezza, quali proposte, offerte di svago e vacanza sono attive, consapevoli che non tutte le attività hanno riaperto o riapriranno. Occorre in definitiva comunicare e facilitare la scelta dei lucani a scegliere innanzitutto la Basilicata come luogo di vacanza, sia perché c’è tanto ancora da scoprire, sia per sostenere la nostra economia. Solo così avranno senso le opportune campagne istituzionali che mirano a questo scopo messe in atto dall’Apt Basilicata o dall’assessorato all’agricoltura, oltre che dai tanti promotori appassionati dei propri paesi di origine che affollano i social. Ma questo impegno non basta. Sono i nostri vicini e gli altri italiani che potrebbero scoprirci come meta prediletta soprattutto se saremo in grado di valorizzare, con tempestività, la condizione di vantaggio derivante dalla nostra buona situazione sul fronte dell’emergenza sanitaria e, a maggior ragione, se saremo, come possibile, la prima regione “Covid Free”. Una magnifica opportunità che sollecita tutte le forze attive della Basilicata, non solo le istituzioni, a dar vita ad una tempestiva e corale campagna di promozione e marketing, anche mobilitando l’industria creativa e culturale locale, fondamentale nel tempo della società digitale. In ogni caso abbiamo necessità di una maggiore potenza comunicativa sul web e di favorire e sostenere lo sviluppo del digitale nelle sue più diverse applicazioni. L’esperienza recente è una chiara indicazione in ordine all’urgenza ed alla necessità di non essere secondi a nessuno. Adesso è il momento di varare una più ampia strategia digitale e di avere l’ambizione di essere una regione all’avanguardia sull’innovazione. E’ questo che può fare la differenza e dare una prospettiva diversa ad una regione che nessun destino condanna al declino e che auspica, da tempo, concreti motivi di speranza.

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