«Non vogliamo turisti». Un sindaco, di solito, non parla in questi termini. Comincia così il reportage del New York Times con cui la giornalista Danielle Pergament racconta i suoi giorni in Basilicata e a Matera, che si prepara a diventare capitale della Cultura 2019. Un racconto che si può leggere a questo link, in cui narra del caffè insieme al sindaco Raffaello De Ruggieri, che le ha raccontato i momenti chiave degli 8mila anni della città (e le ha svelato, furtivamente, che nei 'sassi' ci sono persone che vivono da 50 anni, che sono rimaste anche nel periodo in cui era vietato).
Lenta, con strade strette che costringono a 'fermarsi' anche chi ha fretta: ecco come Danielle racconta la Basilicata, che ha girato in lungo e in largo a bordo di un'auto a noleggio (che chiama Legomobile, probabilmente per la fatiscenza), mangiando i piatti tipici (strascinati, peperoni cruschi), notando la dicotomia tra mare e montagna, il paesaggio che cambia continuamente, da Pignola a Maratea, la coesistenza fra case antichissime e resort a 5 stelle.
E poi l'intervista con Salvatore Adduce, presidente della Fondazione di Matera 2019, che le dice, brutale, che non vogliono turisti, di quelli che vedono chiese e mangiano cibo tipico lasciando i rifiuti per terra. Vogliono persone a cui l'esperienza di Matera 2019 possa cambiare la vita, cambiare il mondo. E il senso di tutto è racchiuso nell'ultima frase del reportage, di un amico lucano dell'autrice: «Una parte di me vuole che il resto del mondo conosca la Basilicata. L'altra parte di me sa che è la Basilicata a non volere una connessione con il resto del mondo».