A Specchia, borgo fra i più belli d’Italia, riemerge dall’oblio anche l’antica cripta bizantina della chiesa di San Francesco d’Assisi, meglio conosciuta come dei Francescani Neri, lì nati nel lontano 1500 e così detti perché, diventati conventuali, presero ad indossare il saio nero al posto del tradizionale di colore marrone.
Negli anni Ottanta, dopo la chiusura dell’Orfanotrofio e la partenza delle ultime suore, così come la chiesa e l’annesso grande convento, venne abbandonata, e nottetempo, addirittura spogliata di tre delle sue 36 colonnine. Che tagliate di netto alla base ed alla sommità dei capitelli, sono letteralmente sparite, con ogni probabilità vendute sul mercato clandestino delle opere d’arte.
Dalla chiesa vennero portati via l’organo, una balaustra, tele e statue, alcune delle quali ritrovate e oggi custodite nel Museo diocesano di Ugento.
Nel tempo, chiesa e convento sono stati restaurati e se la prima, almeno in estate, apre al culto le sere di domenica per la celebrazione della messa col parroco della chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria, don Antonio Riva, il secondo è ancora in attesa di destinazione.
In Municipio, le prime idee comunque ci sono: archivio storico, foresteria con locale colazione per gli studiosi, e forse pure una sede per gli uffici comunali.
Nella cripta sotterranea dove sulle pareti restano tracce di affreschi, gli operai dell’impresa specializzata Cesare Indino di Specchia, autorizzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, che col neo dirigente Antonio Zunno ha seguito tutte le fasi dei lavori, hanno prima di tutto provveduto a riempire i vuoti lasciati dalle colonnine rubate, con altrettante strutture metalliche. Quindi, dopo l’igienizzazione e il ripristino del coccio pesto, hanno ripulito l’intero ambiente, che collegato col piano stradale da due finestre chiuse da sbarre che s’aprono ai lati dell’altare era stato invaso da strati di polvere, muffe, alghe, e perfino rifiuti ed altra vegetazione spontanea.
Col risanamento conservativo della suggestiva cripta nella quale si accede da una piccola scala situata accanto al coro della Chiesa, il recupero dell’importante complesso architettonico può dirsi completato. Ma per evitare che con esso si ripresenti l’abbandono di un tempo, che vanificherebbe il lavoro sin qui svolto e coperto da non trascurabili somme di denaro pubblico, è necessario che avvenga anche la manutenzione. Ma prima di tutto, che venga reso fruibile, almeno durante i periodi estivo e delle festività importanti: Natale, Pasqua, e feste cittadine, come la patronale di maggio in onore di San Nicola di Myra e della Candelora in febbraio. Anche perché, nella chiesa, da ammirare c’è pure la sontuosa Cappella di Santa Caterina d’Alessandria del 1532, tutta affrescata con le scene della vita della Santa, il martirio di Sant’Agata e le raffigurazioni dei Santi Medici.