Salento sempre più arido: dal 2000 al 2022 l’estensione delle terre aride è passata dal 3,3 per cento al 19,3 per cento. Tutta colpa della siccità e del riscaldamento del pianeta provocato dai cambiamenti climatici.
Il dato è stato elaborato dall’Ufficio statistico della Regione Puglia che ha esaminato le mappe pubblicate dal Sole 24 Ore relative al rapporto del Servizio di gestione delle emergenze Copernicus, un programma di osservazione della Terra promosso dall’Unione europea, dedicato a monitorare la Terra e il suo ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei. Offre servizi di informazione basati sull’osservazione satellitare della Terra e dati in situ (non spaziali). Il programma è coordinato e gestito dalla Commissione europea ed è attuato in collaborazione con gli Stati membri, l’Agenzia spaziale europea (ESA), l’Organizzazione europea per l’esercizio dei satelliti meteorologici (EUMETSAT), il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (CEPMMT), le agenzie dell’UE e Mercator Océan.
«L’analisi evidenzia come l’Europa è il continente che si riscalda più velocemente - si legge nell’approfondimento dell’Ufficio Statistico - così che la scarsità d’acqua e la siccità sono diventati fenomeni sempre più diffusi. Con riferimento al 2022, l’ultimo anno di cui sono disponibili i dati, la superfice europea interessata dal fenomeno della siccità è di 631.000 km², pari a 3,8 volte la media del periodo 2000-22 e al 15,4% dell’intera superfice dell’Unione. A livello nazionale, nel 2022 alcuni territori mostrano un aumento anche del 600% rispetto alla media degli anni 2000, come nel caso del Salento: qui è considerato arido il 19,3% delle terre, mentre la media dal 2000 al 2022 era del 3,3%. Nella provincia di Taranto nel 2022 si raggiunge la percentuale del 6,4%, quasi raddoppiata rispetto alla media dello stesso periodo. La provincia di Bari risulta ancora più esposta: passa infatti dal 3,3% del periodo 2000-2022 al 14,3% del 2022».
Trump ha firmato il rilancio dell’uso del carbone, ma intanto «il 2024 ha registrato temperature globali senza precedenti - si legge nel “Riepilogo annuale sul clima del 2024. Aspetti principali del clima globale 2024” elaborato da Copernicus - in seguito al notevole calore del 2023. È stato anche il primo anno con una temperatura media nettamente superiore di 1,5 °C rispetto al livello preindustriale, una soglia stabilita dall’Accordo di Parigi per ridurre significativamente i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici. Sono stati battuti numerosi record globali, per i livelli di gas serra e per la temperatura dell’aria e della superficie del mare, contribuendo a eventi estremi, tra cui alluvioni, ondate di calore e incendi boschivi. Questi dati evidenziano l’accelerazione degli impatti dei cambiamenti climatici causati dall’uomo».
La temperatura torrida del 2024 è ancora viva nel ricordo dei salentini che l’anno scorso hanno dovuto fare i conti con temperature che hanno toccato anche i 50 gradi al sole.
La Puglia e il Salento hanno fatto i conti con la siccità che ha bruciato frutta e verdura, dimezzato le produzioni in campagna, con le angurie bruciate dal sole e le colture “impazzite” dagli sbalzi climatici.
E l’estate 2025 non promette clemenza, almeno al Sud dove sono previste temperature incandescenti, mentre il Nord dovrebbe beneficiare di correnti più fresche provenienti dal Nord Europa. Una instabilità climatica che comunque incontra un calo della sensibilità ambientale che certo non giova al clima impazzito.