LECCE - Centrali operative territoriali al via. Dal primo ottobre saranno attive nelle sedi provvisorie: Asl Lecce si porta avanti e brucia le tappe in attesa del completamento dei lavori nelle sedi definitive. Riguardo alle 7 COT (Centrali operative territoriali), i lavori sono stati avviati a Campi Salentina, Casarano, Gagliano del Capo, Maglie e Nardò, in standby Galatina e Lecce dove comunque sono stati approvati i progetti esecutivi e a breve saranno aperti i cantieri. Per la Cot di Lecce i lavori dovrebbero partire a ottobre e concludersi entro la fine dell’anno, mentre per Galatina si attende il trasferimento del Cup per avviare i lavori in quella che sarà la sede della centrale operativa. Anche per Galatina i tempi sono abbastanza stretta e nei programmi è prevista la conclusione dei lavori tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Si tratta di investimenti realizzati con fondi Pnrr e, perciò, è importante rispettare la scaletta di marcia. L’attivazione delle Cot rappresenta un’autentica rivoluzione nella gestione della medicina territoriale, ma dovrebbero avere un ruolo anche nel decongestionare i pronto soccorso.
Il ventre molle del sistema sanitario salentino è la medicina territoriale che nonostante la conversione degli ex ospedali in Presidi territoriali di assistenza non è mai riuscita a concretizzare la presa in carico dei pazienti. Nelle Cot il personale dovrà avere capacità di accoglienza e ascolto, di mediazione culturale, di competenza nella raccolta e registrazione informatica dei dati utili a una prima decodifica della richiesta del paziente, conoscenza della rete dei servizi disponibili e la modalità di erogazione, competenze di pre-valutazioni su schede validate, capacità di lavoro in gruppo, competenze amministrative, sociali e sanitarie di settore. Già questo filtro dovrebbe evadere una parte di quella richiesta di salute che oggi si affaccia ai pronto soccorso evitando i problemi di affollamento.
Ma i punti chiave non si fermano ai Cot. La nuova organizzazione dell’assistenza territoriale prevede, inoltre, le case della comunità aperte 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 dove i cittadini accedono per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria; una centrale telefonica remota, gestita da personale non sanitario a livello regionale, almeno una ogni milione di residenti, col numero unico europeo 116117, a disposizione della popolazione per chiamate non urgenti allo scopo di ottenere sia informazioni brevi sui servizi sanitari e sia il trasferimento di chiamata alla guardia medica o se necessario alla diversa centrale operativa del 118 che rimane esclusiva per la gestione delle emergenze sanitarie; l’infermiere di famiglia e comunità; l’unità di continuità assistenziale,équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità; l’assistenza domiciliare che eroga trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc.