LECCE - Nelle scuole della provincia di Lecce circa un diplomando su due arranca in italiano: i più impreparati a Nardò. L’amara realtà è documentata da Openpolis che ha analizzato i dati delle prove Invalsi 2022 degli studenti del V anno delle superiori. A livello nazionale la maglia più che nera, fra i comuni capoluogo di provincia, spetta a Crotone e Brindisi dove, durante la pandemia, la percentuale di studenti con basse performance ha superato i due terzi della platea: 68,18 per cento di studenti ha «toppato» nella prova di italiano a Crotone e 66,16 per cento a Brindisi. Apprendimenti insufficienti per più del 60 per cento degli studenti, in quinta superiore, a Caserta, Cosenza, Agrigento, Enna, Catanzaro, Napoli, Vibo Valentia, Messina, Sassari, Caltanissetta, Palermo e Catania.
Altra realtà al Nord dove a Belluno c’è meno di uno studente su 4 con risultati inadeguati in italiano e a seguire Lecco, Cuneo, Brescia, Aosta e Pordenone.
La provincia di Lecce è disseminata da risultati sconfortanti. Nelle cittadine in cui sono presenti le scuole superiori non c’è da stare allegri. Nei livelli più bassi di apprendimento dell’italiano (1 e 2), Nardò conquista l’amaro primo posto fra i comuni sedi di scuole superiori della provincia di Lecce con il 67,33 per cento di diplomandi che faticano con la lingua patria; Alessano deve fare i conti con il 61,35 per cento di frequentanti il quinto anno che “litigano” con l’italiano; a Gallipoli 57,01; a Casarano il 54,42 per cento; a Lecce 49,97 per cento; a Galatone 45,45 per cento; a Tricase il 45,4 per cento; a Copertino 43,64 per cento; a Maglie 41,78 per cento; a Galatina 39,25 per cento.
A questi esiti concorrono diversi fattori. Il principale riguarda la povertà educativa, ma hanno un certo peso anche l’imperversare di anglicismi e slang, la contrazione delle parole per essere più veloci nella scrittura dei messaggi social, la rinuncia alla scrittura a favore di immagini. Dai must come “amo” (contrazione di amore) o “boomer” (per prendere in giro chi, fra i cinquanta e i settant’anni, rivolge raccomandazioni ai ragazzi), lo slang è sempre più ardito. Molto amate dai giovani le italianizzazioni di vocaboli inglesi del tipo “poser” (dall’inglese “colui che posa”) per stigmatizzare chi mette una maschera (si atteggia) per avere consenso sociale. Brillano parole mutuate dall’inglese-americano a cui spesso i ragazzi attribuiscono un nuovo significato. Si va da “bae” ( acronimo di before everyone else che tradotto alla lettera è “prima di tutti gli altri”) usato per indicare la fidanzata o il fidanzato, a “bestie”, forma contratta e vezzeggiativa di best friend (migliore amico). “Mood” per indicare, come in inglese, lo stato d’animo. E che dire poi di “vibes” per indicare le vibrazioni emozionali. Mentre il proprio punto di vista diventa “Pov” (point of view).
Le performance non incoraggianti producono, poi, l’abbandono degli studi. Openpolis osserva: «In Italia sono il Sud e le Isole a presentare i livelli di abbandono scolastico più elevati. La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3 per cento. Seguono la Sicilia con il 17,1 per cento e, sorprendentemente, la provincia di Bolzano con il 16,2 per cento. Subito dopo la Campania con il 16 per cento, la Puglia con il 12,8 per cento e la Calabria con l’11,8 per cento. In termini assoluti il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è riferito alla Campania ed è pari a 72mila unità, seguono la Sicilia con 62mila, la Lombardia con 53mila e la Puglia con 38mila».