Tante scuole nel Salento hanno aperto oggi (c’era tempo fino al 16 settembre), in un periodo di caldo afoso, senza avere sistemi di aerazione interni, con aule che si trasformano in forni dall’aria irrespirabile. Un piccolo assaggio della situazione che si creerà lo hanno avuto alcuni genitori degli alunni della primaria del 4° Circolo, in via Cantobelli a Lecce.
Nei giorni scorsi si sono ritrovati a sudare tutti insieme nell’aula magna, in un incontro per le informazioni di partenza. In tanti si sono chiesti come avrebbero fatto a sostenere una situazione così pesante dei bambini così piccoli, all’interno di aule in cui l’aria ristagna e le infezioni si trasmettono con più facilità. Madri e padri hanno subito dato il via a una colletta per comprare almeno un ventilatore da piazzare in classe. Non è un caso che in molte scuole leccesi l’allarme streptococco sia all’ordine del giorno. Troppe strutture non sono al passo con la “rivoluzione green” che dovrebbe interessare tutte le pubbliche amministrazioni: i loro spaziosi tetti restano vuoti.
In Puglia solo 191 su 3197 scuole hanno i condizionatori in ogni aula: il 90% delle aule leccesi non hanno sistemi di aerazione degni di un paese moderno e civile. Le «goccioline» («droplets», parola che andava di moda durante il Covid) si diffondono nell’aria e in piccoli ambienti chiusi, con classi di 25/27 piccoli alunni (al di sopra dei 15 venivano definite “pollaio”, ma oggi non se ne parla più) le infezioni sono la normalità.
Ci sono anche piccole isole felici: in uno dei plessi del 4° circolo di Lecce la pompa di calore c’è, ma solo per un colpo di fortuna. Infatti, dopo essersi rotta la caldaia, il Comune di Lecce è stato costretto, l’anno scorso, a intervenire con urgenza installando un sistema d’aerazione moderno: una pompa di calore che usa la luce del sole per generare il caldo e il freddo.
«Non so se sperare che si rompa la caldaia anche del plesso di via Cantobelli per ottenere i sistemi di aerazione che chiedo agli uffici comunali di Lecce da 4 anni, con pec che ho spedito periodicamente - spiega la dirigente Tiziana Faggiano - I fondi del governo Conte destinati ai termoconvettori non li abbiamo mai visti, probabilmente li hanno impiegati per altre emergenze. “Man mano che si rompono le caldaie le stiamo sostituendo con la pompa di calore”, ci hanno risposto dal Comune di Lecce. Credo anche che le amministrazioni locali non siano attrezzate con un pool di progettisti in grado di dedicarsi in maniera efficace ai progetti esecutivi. Ci sono solo 2 funzionari nell’ufficio tecnico leccese: troppo pochi per rispondere alle esigenze di tante scuole».
Per vedere attuate leggi come la «Buona scuola», che prevede ambienti scolastici tecnologicamente avanzati, vivibili, spaziosi, energia rinnovabile e ambienti ben aerati ci vorrà ancora molto tempo. In buona parte delle scuole salentine non viene garantita l’applicazione delle disposizioni sulla sicurezza sul lavoro del dlgs 81/2008 sul microclima. La normativa prevede la tutela del benessere psicofisico del lavoratore, pertanto il microclima degli ambienti scolastici rappresenta un aspetto che non può essere trascurato. Condizioni termiche poco favorevoli generano discomfort ambientale e poca capacità di rendere in aula. Ecco perché al Sud, in passato, la scuola cominciava addirittura i primi di ottobre e verso fine maggio in molti si ritiravano.
Il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici di Lecce, Roberto Giordano Anguilla, dice di essere consapevole delle criticità e si impegna a chiedere agli uffici di lavorare sui fondi del Pnrr per mettere tutte le scuole al passo con la modernità.
E la situazione non va meglio nel settore del trasporto pubblico provinciale: anche quest’anno alcune fermate saranno insostenibili, con studenti stretti come sardine nei bus pubblici. Ogni anno si verificano disservizi. La partenza del servizio bus per gli studenti pendolari è stata fissata per il 16 settembre, ma molte scuole aprono 7 giorni prima: questo è il primo inconveniente. Sei ragazzi su 10 si servono dei mezzi pubblici per arrivare a scuola, ma ci sono alcune zone dove l’affluenza è quasi insostenibile, senza contare i possibili ritardi e gli inconvenienti di un sistema di trasporto ancora lontano dall’efficienza. C’è molta strada da fare, ci si augura che le istituzioni premano sull’acceleratore.