LECCE - Se ne è andato in punta di piedi, di sicuro con la toga nel cuore. Nella notte di domenica, all’età di 89 anni, che aveva compiuto il 3 febbraio scorso, si è spento l’avvocato Pasquale Corleto, decano del foro leccese.
Il penalista, chiamato affettuosamente Don Pasquale da amici e colleghi, è stato per anni una punta di diamante dell’avvocatura salentina. Un maestro di diritto e un esempio per generazioni di giovani.
A lungo presidente del centro studi giuridici «Michele De Pietro» e della Camera penale di Lecce, non si contano gli avvocati che si sono formati nel suo studio. Fra loro, solo per citarne alcuni, il figlio Giuseppe e Massimo Manfreda, oltre al compianto Angelo Pallara.
Lo studio legale Corleto è stato e continua ad essere un punto di riferimento per molti giovani avvocati, non solo a Lecce. Pasquale Corleto, come il collega Vittorio Aymone, ha formato numerosi penalisti, in oltre 60 anni di attività professionale.
È stato un vero «principe del Foro», famoso per l’eloquenza oratoria e la preparazione giuridica, ma anche per le sue doti umane. Non si contano i processi importanti di cui è stato protagonista, tra cui quelli sulla criminalità organizzata e sui «colletti bianchi». E ancora il processo sul caso del «Regina Pacis» di San Foca, sull’omicidio di Sara Scazzi e sulla morte di Simone Renda, il bancario leccese deceduto in un carcere messicano.
Nel 2022 Pasquale Corleto è stato insignito del riconoscimento Toga d’Oro, per la lunga attività professionale.
I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio alle 16.30 nella chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio.
A nome dell’avvocatura salentina, il presidente dell’Ordine, Antonio De Mauro, esprime profondo cordoglio. «Scompare uno dei più grandi avvocati della storia del Foro salentino e un’altra delle grandi figure della stagione “romantica” dell’avvocatura. Pasquale Corleto è stato sempre presente nella vita dell’avvocatura, oltre ad essere un punto di riferimento per generazioni di professionisti».
Anche l’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti, presidente della Camera penale di Lecce, esprime il più profondo cordoglio per la scomparsa del grande penalista: «Oggi è un giorno triste per tutto il Foro salentino, la scomparsa dell’avvocato Pasquale Corleto restituisce una sensazione di vuoto incolmabile. Egli è stato un esempio di professionalità per diverse generazioni di avvocati penalisti e un Maestro di Vita e di Diritto. Ho avuto l’onore ed il privilegio di aver condiviso con lui la difesa di alcuni imputati ed ogni occasione è stata utile per apprezzarne sempre più le eccellenti doti di cultura giuridica che ne consacravano il suo essere un vero “Principe del Foro”. Rimarranno scolpite nella mia memoria la sua eleganza e la capacità di sviluppare una difesa tecnica sempre arguta e mai banale, capace di catalizzare l’attenzione di colleghi e magistrati. Mancherà a noi tutti. In questo momento il pensiero è rivolto al collega e amico Giuseppe Corleto al quale esprimo la vicinanza mia e di tutti gli iscritti della Camera penale di Lecce».
Cordoglio anche dalla politica. Il deputato Saverio Congedo sottolinea: «Ci lascia una personalità di altissima levatura, una delle figure più brillanti del mondo forense, un professionista conosciuto e stimato ben oltre i confini regionali per serietà, competenza e pragmaticità, un maestro e un esempio per intere generazioni di avvocati. Un abbraccio giunga alla signora Dina e ai figli Giuseppe e Andrea».
E l’illustre penalista è ricordato con grande emozione e commozione anche da Fernando Cartenì, che nei giorni scorsi è stato premiato dalla Pro Loco di Casarano per i suoi cinquant’anni alla guida del Premio Barocco. «L’avvocato Corleto - dice - tra i suoi tanti meriti ha quello di avere sostenuto con grande convinzione il Premio Barocco, di cui per lunghi anni è stato anche il legale. È stato soprattutto instancabile nel presiedere il Comitato scientifico che assegnava i riconoscimenti e curava i convegni, ruolo svolto per un decennio, fino all’ultima edizione del 2018. Due anni prima, avevamo assegnato la statuina proprio a lui, testimonianza resa alle sue grandi qualità umane, prima che professionali, e a una vicinanza che risaliva addirittura alle prime edizioni del Premio».