LECCE - La sopravvivenza delle edicole è messa a repentaglio dal cambiamento del mercato e delle abitudini dei lettori: non più carta, ma digitale. Non più quotidiani nelle rivendite cittadine, ma notizie dai social, giornali diffusi tra Whatsapp e Telegram, informazione gratuita. Una torsione che ha condotto a modifiche radicali anche nella conformazione della città: negli ultimi anni si sono abbassate saracinesche su saracinesche, così da passare da 92 edicole a 53 sul territorio del capoluogo. E da quasi 600 a meno di 300 su quello provinciale.
La risposta degli edicolanti sta nell’iniziativa del prossimo martedì 17: una notte bianca che vedrà le edicole del centro storico aperte a partire dalle 21, per dialogare con la città. Preludio a una mobilitazione nazionale che porterà anche una delegazione leccese sotto le finestre del Parlamento, per iniziativa del sindacato nazionale giornalai, il Sinagi, di cui Paolo De Blasi è segretario provinciale. «Qui – spiega – è una continua emorragia dovuta alla contrazione della vendita dei quotidiani. Oramai ci sono due tipi di edicole: quelle esclusive, ossia i rivenditori solo di giornali, e le cosiddette edicole promiscue, che oltre a vendere giornali vendono altri prodotti. Di edicole esclusive oramai ci sono solo 14 in tutta la provincia, una, massimo due nei grandi centri. Basti pensare che negli anni 90 e 2000 la federazione consigliava ai comuni almeno due punti vendita per ogni centro abitato, ora sono in numero ridotto e addirittura in alcuni centri non ci sono più».
Il caso di Trepuzzi è emblematico: una città di 15 mila abitanti con una sola edicola. Simbolo di un’emorragia diffusa, che il sindacato vorrebbe quantomeno contenere. «Nessuno sta cercando di intervenire per porre un rimedio, o quantomeno gestire questa transazione che – dice ancora De Blasi - ormai è segnata, dal cartaceo al digitale. Gli editori dovrebbero aumentare gli agii. Siamo fermi all’origine, quarant’anni fa si guadagnava quanto si guadagna oggi. Ma non puoi vivere, come accade oggi, con meno di 20 euro al giorno».
Una condizione che certo non fa ben sperare nel futuro. Al quale si può ancora guardare, peraltro, solo grazie alla diversificazione della attività: la salvezza delle edicole sta nell’affiancamento di prodotti diversi dai giornali, che oramai - come ricorda anche De Blasi – viaggiano più sul web che nei rivenditori fisici.
«Gli editori ormai puntano tutto sul digitale, anche se sanno che il digitale va perché è gratis non perché fa degli utili. Quindi dovrebbero anzitutto fermare l’informazione digitale gratis, perché - spiega ancora - se l’informazione ha un costo lo deve avere sia in edicola sia in digitale».
Il rischio di non intervenire tempestivamente sta nella chiusura dei pochi presidi rimasti. Con costi attinenti al patrimonio storico-culturale non indifferenti. «Le edicole – dice il sindacalista - hanno una funzione sociale. Sono sorte non a caso nei punti strategici delle città. Lasciarle a se stesse significa desertificare il territorio. Siamo da sempre abituati a scendere sotto casa e trovare l’edicola come prima attività che apre in tutte le città. Dobbiamo abituarci a non trovarla più, e a non trovare quel buongiorno che ci dava una persona sorridente con le locandine che appendeva. Le edicole fanno parte della nostra esistenza, sin da bambini. Non avere edicole significa il bambino che esce dalla scuola e non trova più la figurina. Che cosa gli dovremo far fare - domanda - dobbiamo sempre farlo giocare con l’iPhone?».