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Poli Bortone: «Una fusione tra Lecce e i comuni limitrofi per avere più vantaggi»

 
Pierfrancesco Albanese

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Pierfrancesco Albanese

Poli Bortone: «Una fusione tra Lecce e i comuni limitrofi per avere più vantaggi»

La mozione dell’ex senatrice ed ex sindaco, Adriana Poli Bortone, che invita l’amministrazione Salvemini a riflettere sul progetto di «Grande Lecce»

Giovedì 24 Agosto 2023, 14:25

LECCE - Un fusione con i comuni limitrofi per fare una “Grande Lecce” per intercettare contributi e avere più vantaggi in termini di servizi. È quanto propone l’ex senatrice e attuale consigliera di opposizione Adriana Poli Bortone in una mozione presentata in consiglio comunale. L’obiettivo è l’accorpamento dei comuni limitrofi al capoluogo per trarne dei benefici. «Tra questi - si legge nella mozione - maggiore efficienza e efficacia dei servizi anche in considerazione del contributo annuo statale (oltre il regionale) di 10 milioni di euro annui per 15 anni». Dunque, 150 milioni di euro sul piatto che tornerebbero utili a un comune in pre dissesto come Lecce.

«Questa amministrazione - fa sapere Poli Bortone - si è caratterizzata per interventi spot, il più delle volte non solo poco efficaci, ma addirittura dannosi per la città. Non ha mai avuto una visione politica che fosse moderna e che sapesse ottimizzare le risorse e soprattutto dare un’idea complessiva di un territorio che ha la necessità di mettersi insieme in termini di servizi e quindi di una spinta efficace per l’economia stessa. L’amministrazione è chiaro che non abbia inteso intraprendere la strada indicata nella mozione, probabilmente per assenza di quella visione moderna, razionale ed efficace che occorre mettere in atto nell’affrontare la prossima amministrazione comunale. La nostra mozione sull’accorpamento dei comuni che potrebbe portare vantaggi sia in termini di economie di scala e di maggiore efficienza ed efficacia dei servizi, è stata prontamente firmata da tutti quanti i consiglieri comunali del centrodestra e ci aspettiamo adesso che con coerenza, almeno coloro che aveva a suo tempo la stessa visione, poi decisamente accantonata dall’amministrazione Salvemini, vogliano oggi convergere su un disegno indubbiamente innovato e che è ispirato da una chiara visione politica».

La proposta è accolta con un misto di curiosità e scetticismo da parte dei sindaci dei comuni coinvolti. A partire da Ronny Trio, sindaco di Surbo, tra i più dubbiosi sul progetto. «Queste idee – dice - dovrebbero essere discusse con gli attori interessati. Come se poi soltanto Lecce possa decidere dei destini degli altri centri limitrofi. La mia comunità sconta da sempre questa vicinanza alla città con tutto ciò che ne consegue in termini di fagocitamento delle decisioni strategiche rilevanti, indipendentemente dal colore politico del governo. Questa idea per quanto possa essere teoricamente discutibile o ragionevole sul piano pratico andrebbe preventivamente discussa con chi dovrebbe essere coinvolto. Io – aggiunge - sulle aggregazioni ho diverse riserve perché ritengo che se le fusioni si fanno come l’unione dei comuni del Nord Salento, ormai entità vuota e priva di capacità propositiva, bisognerebbe andare cauti».

Più possibilista il sindaco di Lizzanello, Costantino Giovannico. «Io - afferma - sono favorevole a che i territori si sviluppino meglio, però bisogna capire il percorso da fare. I territori come vengono inseriti? A me interessa capire la gestione: diventiamo delle periferie e perderemo la nostra autonomia, o diventeremo protagonisti di questa iniziativa? A me interessa che non venga meno il protagonismo dei piccoli comuni, altrimenti diventiamo periferie della grande città. Se però è un progetto che porta qualcosa di nuovo e favorevole può diventare qualcosa di interessante, ma con le dovute precauzioni. I territori devono conservare la propria vivacità, cosa che i sindaci stanno garantendo nei nostri comuni».

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