LECCE - Perdita secca nel bilancio Asl Lecce di quasi 14 milioni, già ripianati dalla Regione, ma il faro si accende sulla qualità della spesa appesantita da processi che nel documento contabile sono riferiti a «dinamiche non governabili». E non è neppure il dato peggiore fra le Asl pugliesi dove il Policlinico svetta per uno sforamento di 40.691.835,23 euro, i Riuniti di Foggia con 29.721.005,22 euro, Asl Brindisi con 17.104.336 euro, Asl Taranto con 14.556.696 euro, Asl Lecce con 13.987.035 euro, il De Bellis con 9.925.837,13 euro, Asl Bat con 7.630.365,38 euro, l’Oncologico di Bari con 6.960.970 euro, Asl Foggia con 3.997.799,18 euro. Per la sanità salentina di positivo c’è l’apertura del reparto di degenza di Neuropsichiatria infantile all’ospedale di Galatina e una riorganizzazione delle agende riguardanti le liste d’attesa. Il segno meno, quindi, è figlio dell’incremento della popolazione anziana che determina una maggiore domanda di prestazioni e servizi per pazienti cronici e non autosufficienti, nonché di una maggiore richiesta di assistenza farmaceutica e protesica; dell’incremento dei costi energetici e dei costi di produzione dei servizi correlati alla crisi conseguente la guerra in Ucraina; dell’incremento dell’attività ospedaliera e ambulatoriale per l’abbattimento delle liste di attesa e il recupero delle prestazioni sospese nel periodo pandemico; della riconversione dei servizi attivati per fronteggiare la pandemia da Covid 19 e la stabilizzazione del personale; della costante innovazione tecnologica e l’immissione nel mercato di nuovi farmaci e dispositivi medici.
Questa la “diagnosi”. «La situazione non è disastrosa, anzi – precisa il direttore generale di Asl Lecce, Stefano Rossi – ovviamente ogni qualvolta non si riesce a dare risposte è un fallimento, ma bisogna valutare in relazione a tutte le altre volte in cui la risposta viene data. Come sempre fa scalpore la singola disfunzione, ma prevale la stragrande maggioranza di prestazioni che ogni giorno vengono erogate dalle nostre strutture sanitarie con soddisfazione dell’utente. Abbiamo fatto una disamina molto approfondita delle criticità e verificato, ad esempio, che ci sono notevoli margini di miglioramento per quanto riguarda le liste d’attesa. Molti di quei posti che vengono riservati per i controlli poi non vengono utilizzati integralmente creando inefficienza su cui dobbiamo lavorare per dare maggiori posti agli altri codici di urgenza. Grazie agli ingegneri informatici abbiamo valutato questa mole di dati e individuato la ragione che genera le liste d’attesa».
Sul disavanzo, invece, Rossi fa notare: «Un problema molto serio riguarda l’aumento della popolazione anziana e la diminuzione di quella giovane. L’indice di vecchiaia continua a crescere confermando per Lecce il maggior incremento della regione. È chiaro che questo determina un maggior consumo di risorse sanitarie a fronte di un fondo sanitario che non cambia. Quando fu determinato il frazionamento fra le regioni si tenne conto che al nord la popolazione anziana era maggiore, ma ora questi rapporti si sono invertiti e il sud invecchia. Anche gli immigrati che sono giovani sbarcano qui, ma poi vanno via e rimangono gli anziani. Al netto dell’aumento dei costi energetici, dei costi Covid che ci siamo ritrovati in bilancio, c’è il dato sull’invecchiamento che è importante ed è chiaro come si determina il disavanzo».
Nella relazione che accompagna il bilancio di Asl, è specificato che rispetto all’anno precedente, la popolazione residente all’1 gennaio 2022 ha registrato un decremento di 4.954 unità, l’indice di vecchiaia (incidenza % della popolazione anziana sui giovani) continua a crescere (+ 6.1% sul 2021), confermando per Lecce il maggior valore dell’intera regione, con un incremento della popolazione anziana maggiore di 64 anni di 1.309 unità a fronte di un decremento della popolazione giovane. In Puglia la percentuale di soggetti con almeno una cronicità si attesta al 14,5 percento nella fascia 18-64 anni, mentre raggiunge il 66,3 percento nella fascia degli ultra64enni, tra questi ultimi, le patologia croniche più frequenti riferite sono le cardiopatie (34%), il diabete (25%), le patologie respiratorie croniche (21%), l’insufficienza renale (10%), i tumori (10%), l’ictus o ischemia cerebrale (7%) e le malattie croniche del fegato e/o cirrosi (4%).
[MM]