LECCE - «Deve ritenersi che il De Marco fosse pienamente capace d’intendere e di volere al momento dei fatti». È uno dei passaggi chiave delle 37 pagine di motivazioni della sentenza, depositate nelle scorse ore, con cui la Corte d’Assise d’Appello (presidente Vincenzo Scardia, relatore Luca Colitta e giudici popolari), nel febbraio scorso, presso l’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, ha condannato Antonio De Marco alla pena dell’ergastolo con l’applicazione dell’isolamento diurno per tre anni.
Risponde di omicidio volontario con le aggravanti della crudeltà e della premeditazione. Il 23enne di Casarano, ex studente di scienze infermieristiche, uccise con circa 80 coltellate Daniele De Santis e la fidanzata Eleonora Manta, nell’abitazione di via Montello a Lecce, il 21 settembre del 2020.
Le conclusioni dei periti nominati dalla Corte d’Assise durante il processo di primo grado, come afferma il relatore Colitta, sono da considerarsi “chiare, precise, argomentate, e aderenti a tutte le risultanze processuali”.
E non viene considerata necessaria dalla Corte d’Assise d’Appello, come richiesto dalla difesa, una rinnovazione della perizia.
Secondo i legali, De Marco è affetto da un vizio di mente.
Nello specifico, si tratterebbe di una grave condizione psicopatologica dello spettro autistico, che sarebbe emersa dalle conclusioni dei consulenti di parte.
Gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, legali di Antonio De Marco, potranno presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza di condanna.
Nella sentenza di Appello, inoltre, viene sottolineato: «De Marco è perfettamente consapevole dei propri processi mentali e, in particolare, dell’impulso omicida quale effetto collaterale della rabbia…».
E il relatore conferma la sussistenza dell’aggravante della crudeltà, considerando che: «Aveva programmato di legare torturare le vittime per 10 -15 minuti».
E riguardo la premeditazione, afferma: «De Marco è già proiettato alle conseguenze del gesto criminale che sta per commettere, in tal modo dandolo per compiuto».
Ricordiamo che nel corso della requisitoria, il procuratore generale Antonio Maruccia aveva chiesto la conferma della condanna all’ergastolo della Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari).
I giudici del processo di Appello avevano poi accolto la richiesta ed anche confermato il maxi risarcimento del danno disposto in primo grado, in favore dei famigliari della coppia uccisa.
La famiglia di Daniele De Santis, arbitro leccese di 33 anni, è difesa dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra.
La mamma, lo zio e la nonna di Eleonora Manta, 30enne originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza con un impiego all’Inps, sono assistiti dagli avvocati Stefano Miglietta e Fiorella d’Ettorre.
Il papà è invece difeso dall’avvocato Luca Piri.