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Lecce, condannato per usura ed estorsione un dipendente della Sgm

 
Redazione online

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Avrebbe costretto un imprenditore edile a restituire sei prestiti con interessi fino al 190 per cento

Giovedì 30 Marzo 2023, 15:38

31 Marzo 2023, 14:59

LECCE - Condannato in primo grado per usura a cinque anni e mezzo e a una multa di ventimila euro, Vito Baglivi, 54 anni di Lecce, dipendente della Sgm (la società precisa, tuttavia, che i fatti non hanno avuto luogo in occasione dell'attività lavorativa svolta dal dipendente, e non è in alcun modo coinvolta). La sentenza è stata emessa questa mattina dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Lecce.

Baglivi, che potrà fare ricorso in appello appena saranno pubblicate le motivazioni della sentenza, avrebbe tenuto in scacco un imprenditore edile, che in un momento di difficoltà, si era rivolto a lui per un prestito. Sei prestiti, ottenuto tra il 2010 e il 2011, pagati a caro prezzo. Baglivi, infatti, avrebbe preteso tassi fino al 190 per cento, ben oltre la soglia prevista dalla legge.

Stando alla ricostruzione dell'Accusa, a fronte di un prestito di 2.300 euro l'imprenditore ne avrebbe restituiti tremila, con un tasso d'interesse del 146%. In un altro caso, dopo un prestito di 1.950 euro Baglivi ne avrebbe ottenuti 2.550 euro con un interesse pari al 190%. Nel terzo caso a fronte di 1.550 euro l'imprenditore avrebbe restituito 2.000 euro. In questo caso con un tasso del 190%. E ancora, per altri 1.550 euro ne avrebbe restituito 2.000 (tasso applicato, 173%), per 1000 euro avrebbe consegnato 1690 euro. Su un altro prestito di 4mila euro sarebbero stati applicati interessi pari al 149%. L'ultimo prestito, di 2.200 euro, sarebbe stato restituito con un assegno di 2800 euro, con un interesse pari al 142%.

L'imprenditore sarebbe stato anche minacciato. Sempre secondo la tesi accusatoria, l'imputato avrebbe detto che quei soldi non erano suoi ma di tre nomi noti della criminalità leccese, e che se non li avrebbe restituiti a quelle condizioni per lui sarebbero stati guai.

A spezzare la catena, lo stesso imprenditore, che ha denunciato tutto alle forze dell'ordine.

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