LECCE - Il processo sull’omicidio del falegname di Castrì di Lecce, in virtù della riforma Cartabia, fa marcia indietro e torna dal gip. La Corte d’Assise di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari), nel corso della prima udienza che si è celebrata ieri mattina presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, ha disposto la restituzione degli atti al gip Laura Liguori, accogliendo una questione preliminare avanzata dalla difesa di tre imputati. I legali hanno evidenziato la nullità del provvedimento del gip con cui veniva dichiarata inammissibile la richiesta di rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo). Infatti, secondo la difesa, il giudice, in base ad una nuova norma prevista dalla legge Cartabia, avrebbe dovuto convocare la camera di consiglio, per permettere un confronto tra le parti. Nei prossimi giorni, il gip dovrà fissare l’udienza e valutare l’imputazione e la conseguente richiesta di rito abbreviato della difesa (non ammissibile per i reati punibili con l’ergastolo).
Intanto, a margine dell’udienza di ieri, non sono mancati i momenti di tensione in aula tra le due imputate. La Piccinni ha aggredito la Martella ed ha anche inveito contro il suo avvocato Silvio Verri. Ora sarà il pm Maria Consolata Moschettini a valutare le iniziative da intraprendere.
Sul banco degli imputati compaiono Angela Martella, 58 anni di Salve (assistita dall’avvocato Silvio Verri); Patrizia Piccinni, 48 anni, di Alessano (difesa dall’avvocato David Alemanno); Antonio Esposito, 39enne, di Corsano (assistito dall’avvocato Luca Puce); Emanuele Forte, 30 anni di Corsano (difeso dall’avvocato Marco Costantino). Rispondono, in concorso, dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dell’aver commesso il delitto a scopo di rapina. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno 2022,avrebbero infierito sul pensionato Donato Montinaro, falegname 75enne del posto, trovato senza vita nella sua abitazione.
L’uomo, come emerso dall’autopsia, morì per «asfissia da soffocamento diretto per azione combinata di imbavagliamento, incappucciamento e strangolamento con indumenti, lenzuola e nastro adesivo». In base a quanto emerso nel corso dell’inchiesta, i quattro dopo essersi introdotti nell’abitazione avrebbero percosso, incappucciato e immobilizzato la vittima, legandole le mani ed i piedi. E si sarebbero allontanati dall’abitazione portando con loro anche una motosega e una somma di denaro in contanti, non quantificata.
Sono risultate fondamentali ai fini delle indagini, le immagini degli impianti di videosorveglianza, i pedinamenti, le intercettazioni e l’ascolto di alcuni testimoni. Inoltre, nel corso dell’attività investigativa, sarebbe emerso che le due donne, erano solite ricercare anziani benestanti ai quali richiedere somme di denaro in cambio di intrattenimenti telefonici ed altro.
I famigliari della vittima sono assistiti dall’avvocato Cristiano Solinas e si sono costituiti parte civile.