LECCE - Dopo anni di attesa dovuta alla pandemia da Covid-19, che ne aveva modificato l’utilizzo, finalmente il DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) prende la sua “forma” e la sua destinazione per cui era stato ideato, progettato e costruito.
Avevano già preso posto in tale struttura Ortopedia con il “Trauma Center” (diretto da Giuseppe Rollo), Chirurgia Generale (diretta da Marcello Spampinato), il Pronto Soccorso (diretto da Maurizio Scardia) e parte di Radiologia (diretta dal Luigi Quarta).
Dopo tanti preparativi, lavori e collaudi si è potuto dare il via al trasferimento dal «Fazzi» al DEA del “Cardiac Center” che ha occupato tutto il 3° piano della nuova e avveniristica struttura. Centro diretto dal primario Salvatore Zaccaria che condivide con la Gazzetta i primi passi nella nuova struttura.
Chi ha lavorato e contribuito al trasferimento di queste strutture al DEA?
«Questa nuova struttura si è potuta realizzare grazie ad una ferma volontà politica decisa di dotare il territorio salentino di un grande polo atto ad accogliere tutte le urgenze ed emergenze che si potessero verificare in ambito medico. In questo “Polo” sono state impiegate tutte le più moderne “armi” tecnologiche atte a fronteggiare questi tipi di urgenze: modernissime TAC, RMN, sale di emodinamica, di elettrofisiologia, modernissime Sale Operatorie e Sala “Ibrida”, apparecchiature Ecografiche, Robot e altro. Diversi Direttori ASL si sono avvicendati durante la creazione del DEA, il Covid-19 l’aveva sensibilmente rallentata, ma alla fine il commissario straordinario Stefano Rossi, il direttore sanitario Roberto Carlà, il direttore amministrativo Yanko Tedeschi e il direttore sanitario di Presidio Carlo Leo coadiuvati dagli ingegneri Massimo Marra, Carmelo Negro e Laura Casto con le loro “èquipes” di ingegneri e tecnici hanno potuto accendere il “semaforo verde” per il trasferimento di tutto il “Cardiac Center” al terzo piano del DEA. Da quel momento, in pochi giorni, si è proceduto alla bonifica e alla pulizia dei locali ad opera del gruppo di lavoro della “Sanità Service” guidati da Loredana Tarantino. C’è da dire che per ciò che riguarda la Cardiochirurgia i lavori di impianto dei presidi tecnologici erano stati portati avanti già da diversi anni da due infermieri specializzati della cardiochirurgia: Valentino Rizzo e Tommaso Micello guidati dall’ottima caposala Agnese Melechì, questo insieme alla mia personale Direzione ha fatto si che il trasferimento potesse avvenire in tempi rapidissimi. Già… perché il trasferimento di tutti i pazienti doveva avvenire in un solo giorno! Questo perché il nel Cardiac Center avendo un turno di guardia 24ore su 24 di un Cardichirurgo, un Cardioanestesista, due Cardiologi e di diversi infermieri contemporaneamente, non si poteva assicurare tale guardia attiva, oltre ai reperibili in 20’, sui due “Poli” (Fazzi e DEA) contemporaneamente. Il 15 novembre scorso si è proceduto con il trasferimento (ad opera degli infermieri di Sala Operatoria) di una delle due Sale operatorie di Cardiochirurgia; in modo da avere una Sala Operatoria attiva in ognuno dei due “poli”, il giorno successivo trasferimento contemporaneo dei pazienti del Reparto di Degenza (ad opera dei medici Cardiochirurghi e degli Infermieri di Reparto) e dei pazienti della Terapia Intensiva Cardiochirurgica (ad opera dei Medici Cardioanestesisti guidati da Luigi De Razza, Marco Cucurachi, Demetrio Panzera e degli Infermieri di Terapia Intensiva Cardiochirurgica). I Tecnici di circolazione Extracorpoea (coordinati da Roberta Balena) si sono occupati di tutto ciò che riguardava la loro strumentazione atta a garantire un’intervento a Cuore Aperto.
Una vera e propria mobilizzazione generale… senza badare ad orari o altro…
«E proprio durante questo “trasloco di massa” avveniva quello che speravamo non avvenisse… Un’emergenza di un paziente di 48 anni che, mentre faceva Wind-surf in mare, gli si è lacerata spontaneamente (forse per lo sforzo) l’Aorta; il giovane paziente era arrivato moribondo nel Nostro Pronto Soccorso. La Compagna del paziente (medico radiologo del DEA) gli aveva eseguito una TAC e immediatamente mi aveva chiamato in sala di Radiologia… Il tempo di dare un rapido sguardo all’esame per rendermi conto che avevamo pochissimi minuti per intervenire; già il sangue aveva invaso il pericardio e stava comprimendo il cuore del paziente. Da quel momento in meno di 10’ il paziente era sul tavolo della nuova sala operatoria 1 del DEA; gli infermieri di Sala Operatoria e i Perfusionisti in un “batter d’occhio” l’avevano approntata e ho potuto, insieme al dottor Scotto, a Gilmanov, a Pano, al collega Cardioanestesita e al gruppo degli Infermieri di Sala, eseguire uno degli interventi più complessi che esistono in Cardiochirurgia: sostituzione dell’aorta ascendente e dell’arco aortico in ipotermia profonda, salvando la vita del paziente, …dopo 6 ore di intervento.
Un bel lavoro di squadra...
«Mi creda se potessi nominare uno ad uno i miei collaboratori medici, infermieri e tecnici per ringraziarli lo farei, …sono stati veramente eccezionali dimostrando una grande professionalità. Contemporaneamente avveniva il trasloco della Cardiologia degenze e dell’UTIC guidato da Giuseppe Colonna (direttore dell’U.O. di Cardiologia) coadiuvato dai Suoi collaboratori e da Luigi Cavallo (Caposala). Tutto ha funzionato alla perfezione e continua a funzionare».
Dottor Zaccaria, quale è la Sua formazione?
«A me non piace parlare di me stesso, ma c’è da dire che mi sono laureato presso l’Università di Chieti negli anni ’80 e subito dopo la laurea, dopo essere entrato in specialità, sono stato mandato dal mio prof. (Antonio Maria Calafiore, uno dei Grandi della Cardiochirurgia) in Francia, presso il Suo Maestro di Cardiochirurgia, a Marsiglia, poi a Parigi e Metz. Sono rimasto in Francia per circa 10 anni per poi vincere il concorso a Chieti e qui a Lecce nel 1998. Ho aperto in quell’anno insieme al direttore di allora Villani e ad altri colleghi, che ancora vi lavorano, la Cardiochirurgia leccese. Dal 1999 vice-direttore del Centro fino al maggio 2012 quando il direttore Villani andò in pensione e io ne presi il posto. Vi è stata una parentesi di 3 anni con Casali (in cui ero vice-Direttore) e poi di nuovo dal gennaio 2020 di nuovo direttore facente funzione. Nel nostro Centro eseguiamo tutti i tipi di interventi di Cardiochirurgia, Rivascolarizzazione coronarica, Chirurgia dell’Aorta, Chirurgia del miocardio e delle neoplasie, delle valvole e altro, compresi interventi di sostituzione e soprattutto di riparazione delle valvole cardiache anche con tecnica mini-invasiva. Io personalmente ho eseguito circa 8.000 interventi da primo operatore a cui se ne aggiungono altri circa 2.000 da primo aiuto; in Italia e all’estero».
Cosa si aspetta da questa apertura del “Cardiac Center” del DEA.
«Vede, ho girato numerosi Centri Cardiologici in Europa e altrove, e conosco tutti i miei Colleghi, tecnici ed infermieri che lavorano nel Cardiac Center del DEA e posso affermare senza nessuna retorica che vi sono tanti “Elementi” di altissimo profilo: parlo di Cardiologi, Emodinamisti, Radiologi, Cardiochirurghi, Cardioanestesisti, Infermieri e Tecnici. Abbiamo una tecnologia all’avanguardia, siamo tutti molto motivati e ora la sistemazione logistica dei pazienti è delle migliori, da albergo a 5 stelle: stanze a due letti monitorizzati con il bagno in camera. I letti stessi sono di ultima generazione. Mi attendo di abbattere le liste d’attesa e che finiscano i “viaggi della speranza” verso le Regioni del Nord-Italia (già in questi anni ampliamente ridotti), onerosi per le Famiglie e per la Regione, pericolosi e che non hanno alcun senso. Mi attendo anche di poter collaborare attivamente con l’Università di Medicina dell’Uni-Salento al fine di impedire che anche i Nostri giovani studenti, le Nostre giovani menti, debbano emigrare per trovare lavoro».