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Fidanzati uccisi a Lecce, giudice popolare decade dopo intervista in tv

 
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Lecce, duplice omicidio: in un video la fuga del killer

Atteso il verdetto per De Marco, chiesto l'ergastolo. L'assassino reo confesso li avrebbe ammazzati «perché erano felici»

Lunedì 06 Giugno 2022, 19:54

07 Giugno 2022, 10:44

LECCE - È atteso per la tarda mattinata di domani il verdetto dei giudici su Antonio De Marco, il giovane studente reo confesso dell’omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, uccisi la sera del 21 settembre 2020 nella loro casa in via Montello, che per mesi avevano condiviso con il loro assassino. De Marco avrebbe ammesso di averli uccisi «perché erano felici».

I giudici della Corte d’Assise di Lecce, presidente Pietro Baffa, si pronunceranno domani nell’aula bunker. La Procura ha già invocato l’ergastolo col riconoscimento dell’aggravante della crudeltà e della premeditazione, e l’isolamento diurno per un anno. Per la difesa, invece, De Marco non è imputabile perché affetto da un vizio di mente. De Marco non ha mai voluto essere presente in aula durante il processo restando nella sua cella nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce, dove si trova dal 28 settembre 2020 quando è stato arrestato.

Primo colpo di scena al processo 

Inizia con un imprevisto l’udienza in cui oggi i giudici della Corte d’Assise di Lecce pronunceranno la sentenza nei confronti di Antonio De Marco, lo studente reo confesso dell’omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta. Un giudice popolare supplente è stato dichiarato decaduto per avere rilasciato, poco prima dell’avvio dell’udienza, un’intervista ad alcune tv, facendo - è stato spiegato - valutazioni personali sull'esito del processo. Il presidente della Corte Pietro Baffa ha disposto la decadenza per incompatibilità.

Il processo è ora iniziato. Il pm Maria Consolata Moschettini non ha voluto controreplicare alle arringhe difensive della scorsa udienza. La Corte è entrata in Camera di Consiglio. La Procura aveva già invocato l’ergastolo col riconoscimento dell’aggravante della crudeltà e della premeditazione, e l'isolamento diurno per un anno.

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