LECCE - Cade l’aggravante mafiosa per Giuseppe D’Elia, il 56enne di Novoli accusato di corruzione per aver fatto da intermediario fra l’ex assessore all’ambiente del comune di Lecce Andrea Guido ed il titolare un’azienda per lo smaltimento di olii esausti ritenuta vicina al clan camorristico dei Moccia. Lo ha stabilito nelle scorse ore il Tribunale del riesame di Napoli, che ha confermato per lo stesso D’Elia la misura degli arresti domiciliari. Le motivazioni saranno depositate fra 45 giorni, ma è lecito ipotizzare che i magistrati – così come sostenuto dall’avvocato Gabriele Valentini - abbiano ritenuto che D’Elia non fosse consapevole dei presunti legami dell’azienda con la criminalità organizzata campana. Si attende per oggi, invece, la decisione del riesame per Andrea Guido: mercoledì scorso gli avvocati Ivan Feola e Andrea Sambati hanno chiesto ai giudici di scarcerare il proprio assistito. E’plausibile ritenere, a fronte della recente pronuncia, che anche per l’ex assessore potrebbe cadere l’aggravante mafiosa, relativa all’accusa di corruzione che viene contestata in concorso ai due indagati.
Secondo la Dda del capololuogo campano, Guido avrebbe ricevuto 2.500 euro per cercare di agevolare una ditta vicina al clan Moccia nell’ottenimento dell’appalto per lo smaltimento degli olii esausti in città. Una tesi che lo stesso ha sempre respinto con forza: a suo dire non avrebbe percepito neanche un centesimo, aggiungendo di aver riferito al titolare dell’azienda che l’appalto era già stato vinto due anni prima dalla Monteco, che si occupava anche dello smaltimento degli olii esausti.