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Mancano lavoratori stagionali nel Salento, l’allarme degli imprenditori

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Mancano lavoratori stagionali nel Salento, l’allarme degli imprenditori

Gli operatori sono concordi nel ritenere che il reddito di cittadinanza scoraggi i giovani a trovare lavoro: «L’istituto va modificato»

Martedì 12 Aprile 2022, 10:34

LECCE - A.A.A. personale cercasi. L’estate è ormai alle porte, gli imprenditori del settore turismo sono pronti per ripartire e sperano in una boccata d’ossigeno dopo la pandemia ma manca la forza lavoro. In particolare, mancano i lavoratori stagionali.

Cuochi, camerieri, barman, lavapiatti. Non si trovano, neanche a pagarli a peso d’oro.

Complice il reddito di cittadinanza, c’è chi preferisce rimanere a casa - o al mare - ed usufruire degli aiuti statali piuttosto che guadagnare di più ma andare a lavorare. Con la conseguenza che il settore, già duramente provato da due anni di chiusure e riaperture a singhiozzi, rischia di andare in tilt.

« Né stagionali ma neanche fissi - chiosa lo chef Gigi Perrone, presidente dell’Associazione cuochi salentini e proprietario del ristorante Semiserio a Lecce - Non si trovano cuochi nè camerieri. Gli imprenditori li vogliono pagare ma non ci sono. Il reddito di cittadinanza è una cosa importante, per carità, ma adesso andrebbe dato alle persone che ne hanno veramente necessità, gli anziani, i malati, e non ai giovani che invece possono guadagnare trovandosi un lavoro. La verità è che fare questo mestiere è diventato un sacrificio. Qualcuno, magari, decide di fare qualche giornata in nero e vanno avanti così». .

Dalle parole di Perrone trasuda anche tanta amarezza. «Sono mortificato e dispiaciuto - commenta - gli diamo quello che vogliono, cerchiamo di coccolarli. E invece quando troviamo qualcuno magari non vuole essere dichiarato, altrimenti perderebbe la disoccupazione o il reddito di cittadinanza. È giusto che io, onesto cittadino, debba rischiare di finire nei guai per sottostare ai ricatti di queste persone? Il motto dei giovani è: vivo l’oggi e non penso al domani. Ottocento euro al mese per non fare nulla conviene». Si parla di stipendi di tutto rispetto: «Si parte da 1300/1400 euro netti a salire , per 45 ore settimanali. In media si offre 1200 al mese più i contributi, più le ferie, con due giorni di riposi a settimana».

Il settore sta finalmente risalendo adesso la china, dopo mesi di oblio.

«Ancora non siamo tornati ai livelli pre pandemia - aggiunge lo chef - sono due anni che siamo fermi per le feste. Però qualche turista si vede. Anche gruppi che arrivano dall’Australia, ci chiamano per prenotare, dai primi di giugno si riparte lentamente per poi accelerare verso luglio e agosto. Nel Barese si perderanno i russi, che rappresentano il vero turismo di lusso». «Dovevo rinnovare il contratto ad un ragazzo - conclude Perrone - e mi ha detto “no preferisco la disoccupazione e me ne vado a mare”. Il problema sta a monte. Dovrebbero stringere le maglie del reddito di cittadinanza. Siamo passati da un eccesso all’altro. Lo Stato li mette in condizione di non lavorare».

Dello stesso avviso anche il ristoratore leccese Marco Povero.

«Stiamo cercando due persone che stiano in cucina - fa sapere il titolare del noto locale in via Rubichi - però in generale so che molti miei colleghi hanno il problema di trovare lavoratori stagionali. Noi siamo aperti tutto l’anno, nel corso dei mesi estivi abbiamo bisogno solo di qualche rinforzo. I ragazzi preferiscono farsi le vacanze, andare a mare. Per fortuna ci sono gli stranieri, come ad esempio gli indiani, più volenterosi e più predisposti al sacrificio, anche se è sempre bene non generalizzare. Strutturato così com’è il reddito di cittadinanza porta i giovani a non lavorare. Io sono d’accordo a concederlo, ma a delle condizioni. Ad esempio, fare degli stage. Pagare i giovani per farli stare a casa non è giusto. Bisogna stimolare i ragazzi a darsi da fare. Può essere una cosa buona se è legato ad una prospettiva lavorativa concreta ed alla buona volontà di ciascuno».

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