Lecce - Saranno nuovamente analizzate le tracce di Dna trovate sugli indumenti di Angela Petrachi, la mamma 31enne di Melendugno (Lecce) scomparsa il 26 ottobre del 2002, seviziata e uccisa in un boschetto dove fu trovata l’8 novembre successivo.
La Corte d’Assise d’Appello di Lecce, presidente Vincenzo Scardìa, ha accolto la richiesta di un nuovo accesso ai reperti trovati sul luogo del delitto, avanzata dalla difesa di Giovanni Camassa, l’agricoltore salentino condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio.
L’accoglimento della richiesta consentirà ad un biologo di parte di fare accertamenti tecnico-scientifici con tecnologie di ultima generazione per capire la natura delle due tracce di Dna presenti sugli indumenti della vittima, da cui sono emersi due profili genetici, nessuno dei quali riconducibile a Camassa.
Si tratta di un passaggio importante sotto il profilo delle indagini difensive perché un eventuale esito positivo potrebbe portare, in caso positivo, alla possibile revisione del processo. Camassa in primo grado fu assolto «per non aver commesso il fatto», fu invece condannato all’ergastolo in appello e la pena fu confermata dalla Cassazione.