Lecce - Morto il collaboratore di giustizia Antonino Filocamo, di 33 anni. Il suo corpo è stato trovato nell’appartamento nel centro di Lecce dove il pentito di Reggio Calabria era sotto protezione. A trovare il suo corpo, le forze dell’ordine allertate dai familiari che non avevano notizie di lui da alcune ore. L'uomo era riverso a terra. Al momento l'ipotesi più accreditata è quella del suicidio. Il medico legale, infatti, sembra non aver riscontrato alcun segno di violenza. Nella stanza dove è stato trovato morto il pentito non ci sono tracce di colluttazione. Non sarebbero stati trovati neanche biglietti che possano lasciare intendere la volontà di uccidersi. Vicino alla cosca Serraino, Filocamo era stato arrestato l'estate scorsa nell’ambito dell’operazione «Pedigree». Subito dopo aveva deciso di collaborare con i pm di Reggio Calabria Stefano Musolino e Walter Ignazitto e con la Dda guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. Tra poche settimane doveva iniziare il processo alla cosca Serraino.
I DUBBI E LE OMBRE - «Lo escludo nella maniera più assoluta. Avremmo dovuto incontrarci a breve forse già settimana prossima. Ci siamo sentiti e scritti venerdì e ci siamo ripromessi che ci saremmo visti a breve. Non era depresso, non aveva nessuna intenzione di suicidarsi. Adorava la sua bambina». Lo dichiara in una nota il giornalista Klaus Davi che non crede alla tesi del suicidio. «Lo hanno mandato a Lecce - prosegue - il regno dei Tornese che sono pappa e ciccia con i 'Riggitanì con la potentissima Ndrangheta di Reggio. Ho documentato i viaggi di Giorgino De Stefano in Puglia e i suoi incontri con esponenti della Scu a Milano. Stare a Lecce è come stare ad Archi, poco ci manca. Come piazza non è proprio l’ideale». Davi sostiene di aver sentito Filocamo venerdì sera: «Eravamo rimasti d’accordo di vederci a breve».