Una richiesta di risarcimento per due milioni e mezzo di euro nei confronti del presunto sequestratore del piccolo Mauro Romano, scomparso il 21 giugno del 1977 all’età di sei anni. L’atto di diffida e messa in mora sarà notificato a breve a Vittorio Romanelli, 79enne di Racale che alcuni mesi fa è stato destinatario di un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Secondo l’accusa, in cambio di una somma di denaro avrebbe ceduto Mauro, che lo chiamava confidenzialmente zio, a terze persone. A chiedere il risarcimento sono i genitori del bambino, Bianca Colaianni e Natale Romano, insieme con i tre figli Antonio, Luca e Simona. «In Italia esiste il principio del doppio binario - spiegano gli avvocati Letizia Giacobelli e Gennaro Gadaleta, staff legale dell’associazione «Gens Nova» - in forza del quale l’azione civile può scaturire da un giudicato penale, ma può essere intrapresa anche autonomamente rispetto all’azione penale». La richiesta economica si basa sulla determinazione del danno morale ed esistenziale conseguente alla scomparsa di Mauro.
Ad ogni modo, la Procura non è ancora arrivata ad ulteriori determinazioni, dopo il deposito della memoria difensiva in cui la difesa dell’indagato (rappresentata dagli avvocati Antonio Corvaglia e Giuseppe Gatti) respinge con forza ogni coinvolgimento nella vicenda. Mamma Bianca, intanto continua sperare che il figlio sia vivo. Sempre più convinta che oggi sia un facoltoso sceicco residente negli Emirati Arabi. «Non ho mai detto che con certezza si tratta di mio figlio - dichiara la donna - ho detto che mi hanno colpito molto alcuni particolari fisici che mi hanno fatto pensare a Mauro. Mi dispiace che il diretto interessato non voglia sottoporsi al test del Dna. Mi accontenterei anche di un collegamento Skype, solo per conoscerlo anche a distanza. Se non è lui sono pronta a chiedere scusa per il disturbo arrecato, ma mi farebbe piacere incontrarlo». La famiglia dello sceicco ha incaricato un legale di occuparsi della questione, ribadendo di non voler procedere con alcun tipo di esame genetico. Sono state prodotte anche alcune fotografie, tese a dimostrare come il soggetto in questione sia il loro figlio naturale senza alcun dubbio. «Rispetto quanto affermato dalla famiglia dell’emiro - dichiara l’avvocato Antonio La Scala, legale dei Romano - senza una prova certa come quella del Dna non possiamo affermare che si tratta di Mauro».